CAPITOLO 1: LeBron James e "The Decision".
Con uno speciale di un'ora, la ESPN ha dato agli USA e a tutto il mondo la notizia che tutti gli appassionati di basket stavano aspettando. Dove andrà a giocare LeBron James nel 2010, ora che il suo contratto con Cleveland è scaduto e dopo sette anni non è ancora riuscito a portare il titolo in Ohio? La risposta è stata, un po' a sorpresa, Miami. Mentre tutti pensavano che Il Prescelto avrebbe accettato le lusinghe di New York per provare a portare un titolo nella Grande Mela, LBJ ha deciso di raggiungere i suoi due amigos Dwyane Wade (confermato) e Chris Bosh (appena arrivato) in Florida. Se da una parte questo "sminuisce" il valore del giocatore ("ha scelto di essere Robin invece di Batman", ha detto un commentatore USA), c'è da dire che in molti prima di lui avevano fatto questo passo. Come Shaq O'Neal quando è andato ai Lakers, sapendo che c'era l'astro nascente della NBA, Kobe Bryant. O Clyde Drexler, Charles Barkley e Scottie Pippen ai Rockets (ma solo il primo riuscirà a portarsi a casa l'anello). O, in tempi più recenti, l'alleanza tra Pierce, Allen e Garnett ai Celtics. E mille altri esempi potrebbero essere fatti al riguardo. C'è da dire che a livello di pubblicità per la NBA sarebbe stato meglio un campionato con stelle più "suddivise", perché questi tre insieme rischiano di ammazzare un po' tutto e tutti. Così a occhio, direi che ce n'è giusto per i Celtics e i Lakers, ma per il bene del basket spero di essere smentito. Certo è che se tutto funziona, visto che il livello tecnico del campionato non è più quello di una quindicina di anni or sono, potrebbe essere a rischio anche il record dei Bulls (72-10). Ma deve andare veramente tutto liscio, e in una stagione con 82 partite non si sa davvero mai. Una volta che si sarà scrollato la "scimmia" di vincere 'sto benedetto titolo NBA, secondo me LeBron ai Knicks ci andrà.
Con uno speciale di un'ora, la ESPN ha dato agli USA e a tutto il mondo la notizia che tutti gli appassionati di basket stavano aspettando. Dove andrà a giocare LeBron James nel 2010, ora che il suo contratto con Cleveland è scaduto e dopo sette anni non è ancora riuscito a portare il titolo in Ohio? La risposta è stata, un po' a sorpresa, Miami. Mentre tutti pensavano che Il Prescelto avrebbe accettato le lusinghe di New York per provare a portare un titolo nella Grande Mela, LBJ ha deciso di raggiungere i suoi due amigos Dwyane Wade (confermato) e Chris Bosh (appena arrivato) in Florida. Se da una parte questo "sminuisce" il valore del giocatore ("ha scelto di essere Robin invece di Batman", ha detto un commentatore USA), c'è da dire che in molti prima di lui avevano fatto questo passo. Come Shaq O'Neal quando è andato ai Lakers, sapendo che c'era l'astro nascente della NBA, Kobe Bryant. O Clyde Drexler, Charles Barkley e Scottie Pippen ai Rockets (ma solo il primo riuscirà a portarsi a casa l'anello). O, in tempi più recenti, l'alleanza tra Pierce, Allen e Garnett ai Celtics. E mille altri esempi potrebbero essere fatti al riguardo. C'è da dire che a livello di pubblicità per la NBA sarebbe stato meglio un campionato con stelle più "suddivise", perché questi tre insieme rischiano di ammazzare un po' tutto e tutti. Così a occhio, direi che ce n'è giusto per i Celtics e i Lakers, ma per il bene del basket spero di essere smentito. Certo è che se tutto funziona, visto che il livello tecnico del campionato non è più quello di una quindicina di anni or sono, potrebbe essere a rischio anche il record dei Bulls (72-10). Ma deve andare veramente tutto liscio, e in una stagione con 82 partite non si sa davvero mai. Una volta che si sarà scrollato la "scimmia" di vincere 'sto benedetto titolo NBA, secondo me LeBron ai Knicks ci andrà.
Capitolo 2: The Others (ma non c'entra niente Amenábar)
Detto di D-Wade (ancora a Miami, ma questa almeno per me non è stata una gran sorpresa) e di Bosh (la cui acquisizione, non ce ne voglia, passa in secondo, anzi in terzo piano), Miami si è pure portata a casa il supporting cast. Mike Miller e Zydrunas Ilgauskas, innanzitutto. Ma anche Carlos Arroyo, Mario Chalmers, Juwan Howard e soprattutto Udonis Haslem. Tutti firmati, o rifirmati, per un roster che mette paura a tutti, anche a chi dice di no.Come i Boston Celtics, che ai Big Three (Garnett, Pierce e il rifirmato Allen) - anche se sarebbe giusto elevare allo status di superstella anche Rajon Rondo, protagonista assoluto della cavalcata fino a gara-7 delle NBA Finals dei biancoverdi quest'anno - hanno aggiunto nientemeno che Shaquille O'Neal. e nel dubbio si sono portati a casa pure l'altro O'Neal, Jermaine. La sensazione è quella che vogliano provare a vincerne un altro prima che i Big Three smettano, ma non sarà facile, e Rondo a parte non si vede gran futuro nel Massachusetts. O come i Los Angeles Lakers, bicampioni in carica, presenti alle finali nelle ultime tre stagioni, e che al roster attuale, che comprende gente come Bryant, Gasol, Odom, Artest, Fisher eccetera ha aggiunto altri tre pezzi che garantiscono qualità ed esperienza, come Steve Blake (al posto di Farmar), Matt Barnes e Theo Ratliff. Per far paura a tutti ad Ovest ce n'è più che a sufficienza, poi si vedrà se basta. Rispetto a Miami questi qua hanno il vantaggio di giocare insieme già da diversi anni, oltre ad avere coach Zen che con tutto il rispetto per Erik Spoelstra dovrebbe saperne un po' di più.E i grandi delusi di questa stagione (ovvero i New York Knicks)? Al momento in cui scriviamo il presente pezzo, coach D'Antoni potrà contare sulle aggiunte di Amar'e Stoudemire, di Raymond Felton e di Roger Mason. Un po' pochino, per una squadra che libera spazio nel salary cap da tre o quattro anni a questa parte. Ma la sensazione è che non sia finita qui, e che uno tra 'Melo e Chris Paul potrebbe ancora arrivare, più probabilmente il primo anche se sarebbe più utile il secondo. Perché in quel ruolo ci sarebbe già Gallinari e perché con un centro che gioca divinamente in transizione sarebbe più utile un play (e che play, trattandosi di CP3). A meno che non venga imbastito un giro a tre, ma qui siamo nel fantabasket più totale.
Detto di D-Wade (ancora a Miami, ma questa almeno per me non è stata una gran sorpresa) e di Bosh (la cui acquisizione, non ce ne voglia, passa in secondo, anzi in terzo piano), Miami si è pure portata a casa il supporting cast. Mike Miller e Zydrunas Ilgauskas, innanzitutto. Ma anche Carlos Arroyo, Mario Chalmers, Juwan Howard e soprattutto Udonis Haslem. Tutti firmati, o rifirmati, per un roster che mette paura a tutti, anche a chi dice di no.Come i Boston Celtics, che ai Big Three (Garnett, Pierce e il rifirmato Allen) - anche se sarebbe giusto elevare allo status di superstella anche Rajon Rondo, protagonista assoluto della cavalcata fino a gara-7 delle NBA Finals dei biancoverdi quest'anno - hanno aggiunto nientemeno che Shaquille O'Neal. e nel dubbio si sono portati a casa pure l'altro O'Neal, Jermaine. La sensazione è quella che vogliano provare a vincerne un altro prima che i Big Three smettano, ma non sarà facile, e Rondo a parte non si vede gran futuro nel Massachusetts. O come i Los Angeles Lakers, bicampioni in carica, presenti alle finali nelle ultime tre stagioni, e che al roster attuale, che comprende gente come Bryant, Gasol, Odom, Artest, Fisher eccetera ha aggiunto altri tre pezzi che garantiscono qualità ed esperienza, come Steve Blake (al posto di Farmar), Matt Barnes e Theo Ratliff. Per far paura a tutti ad Ovest ce n'è più che a sufficienza, poi si vedrà se basta. Rispetto a Miami questi qua hanno il vantaggio di giocare insieme già da diversi anni, oltre ad avere coach Zen che con tutto il rispetto per Erik Spoelstra dovrebbe saperne un po' di più.E i grandi delusi di questa stagione (ovvero i New York Knicks)? Al momento in cui scriviamo il presente pezzo, coach D'Antoni potrà contare sulle aggiunte di Amar'e Stoudemire, di Raymond Felton e di Roger Mason. Un po' pochino, per una squadra che libera spazio nel salary cap da tre o quattro anni a questa parte. Ma la sensazione è che non sia finita qui, e che uno tra 'Melo e Chris Paul potrebbe ancora arrivare, più probabilmente il primo anche se sarebbe più utile il secondo. Perché in quel ruolo ci sarebbe già Gallinari e perché con un centro che gioca divinamente in transizione sarebbe più utile un play (e che play, trattandosi di CP3). A meno che non venga imbastito un giro a tre, ma qui siamo nel fantabasket più totale.
Capitolo 3: Pizza, Pasta, Mandolino...
Di Gallinari abbiamo già accennato. Che lui ci tenga a fare una gran figura quest'anno è poco ma sicuro, anche perché a differenza degli altri due nostri connazionali ha rifiutato la convocazione in nazionale e questo ci ha creato non pochi grattacapi, ma a questo ci arriviamo dopo. Lo scambio a Denver per lui sarebbe probabilmente una mezza iattura, perché significherebbe che i Knicks lo scaricano dopo - di fatto - una sola stagione, dopo aver puntato abbastanza forte su di lui. E questo in NBA può innescare delle dinamiche poco simpatiche. Comunque il ragazzo c'è.
Capitolo Bargnani: la partenza di Bosh di fatto lo eleva al rango di primo violino della squadra, sempre che non arrivi qualcun altro ma al momento non pare troppo probabile. Intanto, per esercitarsi, il Mago ha fatto il primo violino nella prima Nazionale firmata Pianigiani. Per lui 24 di media per allacciata, conditi da 6.6 rimbalzi, che non sono tantissimi vista l'altezza ma che non sono male considerando il suo tipo di gioco. Aggiungiamo un paio di stoppate a partita ed abbiamo la superstella di queste qualificazioni.
Marco Belinelli: durante le qualificazioni è stato ceduto ai New Orleans Hornets, che rischiano di essere la sua ultima fermata nella Lega se vuole lasciare qualche traccia del suo passaggio. Anche e soprattutto perché stavolta - in teoria - avrà minutaggio a disposizione. Molto positivo il suo impatto in queste gare giocate in maglia azzurra (sette volte su otto in doppia cifra, per tre volte sopra i 7 rimbalzi, nei primi quindici sia per media punti che per media assist), il Beli adesso dovrà dedicarsi a convincere coach Monty Williams (al suo esordio da Head Coach dopo cinque stagioni da assistente a Portland) di avere il talento per competere in NBA.
La nuova nazionale: un'Italia a due facce, quella vista nelle qualificazioni agli Europei del prossimo anno, quelli che valgono l'accesso alle Olimpiadi. Male, anzi, molto male nel girone di andata, con le sconfitte rimediate in casa contro Israele, all'ultimo tiro in Lettonia e negli ultimi quattro minuti in Montenegro, che hanno compromesso le nostre speranze di una qualificazione diretta. Con più luci che ombre nel ritorno, con quattro vittorie su quattro, nonostante i numerosi passaggi a vuoto visti in tutte le gare. C'è il problema, spinosissimo, del play. Tra Vitali, Poeta (quasi inutilizzati entrambi), Maestranzi e Giachetti, solo quest'ultimo pare in grado di competere a questi livelli, peraltro non eccelsi. Ma Daniel Hackett che fine ha fatto?
Ad agosto del prossimo anno, ci giocheremo l'ultimo posto agli Europei contro Lettonia, Finlandia (again), Ucraina, Bosnia, Ungheria, Georgia, Bulgaria, Polonia e Portogallo. Certo, non il gotha del basket mondiale, ma da quello siamo spariti anche noi, da qualche anno a questa parte. Nel frattempo, sono cominciati i Mondiali, e noi ovviamente non ci siamo. Ma di questo parleremo la prossima volta...
Di Gallinari abbiamo già accennato. Che lui ci tenga a fare una gran figura quest'anno è poco ma sicuro, anche perché a differenza degli altri due nostri connazionali ha rifiutato la convocazione in nazionale e questo ci ha creato non pochi grattacapi, ma a questo ci arriviamo dopo. Lo scambio a Denver per lui sarebbe probabilmente una mezza iattura, perché significherebbe che i Knicks lo scaricano dopo - di fatto - una sola stagione, dopo aver puntato abbastanza forte su di lui. E questo in NBA può innescare delle dinamiche poco simpatiche. Comunque il ragazzo c'è.
Capitolo Bargnani: la partenza di Bosh di fatto lo eleva al rango di primo violino della squadra, sempre che non arrivi qualcun altro ma al momento non pare troppo probabile. Intanto, per esercitarsi, il Mago ha fatto il primo violino nella prima Nazionale firmata Pianigiani. Per lui 24 di media per allacciata, conditi da 6.6 rimbalzi, che non sono tantissimi vista l'altezza ma che non sono male considerando il suo tipo di gioco. Aggiungiamo un paio di stoppate a partita ed abbiamo la superstella di queste qualificazioni.
Marco Belinelli: durante le qualificazioni è stato ceduto ai New Orleans Hornets, che rischiano di essere la sua ultima fermata nella Lega se vuole lasciare qualche traccia del suo passaggio. Anche e soprattutto perché stavolta - in teoria - avrà minutaggio a disposizione. Molto positivo il suo impatto in queste gare giocate in maglia azzurra (sette volte su otto in doppia cifra, per tre volte sopra i 7 rimbalzi, nei primi quindici sia per media punti che per media assist), il Beli adesso dovrà dedicarsi a convincere coach Monty Williams (al suo esordio da Head Coach dopo cinque stagioni da assistente a Portland) di avere il talento per competere in NBA.
La nuova nazionale: un'Italia a due facce, quella vista nelle qualificazioni agli Europei del prossimo anno, quelli che valgono l'accesso alle Olimpiadi. Male, anzi, molto male nel girone di andata, con le sconfitte rimediate in casa contro Israele, all'ultimo tiro in Lettonia e negli ultimi quattro minuti in Montenegro, che hanno compromesso le nostre speranze di una qualificazione diretta. Con più luci che ombre nel ritorno, con quattro vittorie su quattro, nonostante i numerosi passaggi a vuoto visti in tutte le gare. C'è il problema, spinosissimo, del play. Tra Vitali, Poeta (quasi inutilizzati entrambi), Maestranzi e Giachetti, solo quest'ultimo pare in grado di competere a questi livelli, peraltro non eccelsi. Ma Daniel Hackett che fine ha fatto?
Ad agosto del prossimo anno, ci giocheremo l'ultimo posto agli Europei contro Lettonia, Finlandia (again), Ucraina, Bosnia, Ungheria, Georgia, Bulgaria, Polonia e Portogallo. Certo, non il gotha del basket mondiale, ma da quello siamo spariti anche noi, da qualche anno a questa parte. Nel frattempo, sono cominciati i Mondiali, e noi ovviamente non ci siamo. Ma di questo parleremo la prossima volta...
1 commento:
As usual concordo praticamente su tutto...cmq ritengo che - ginocchia di Kg permettendo - Boston sia ancora la squadra da battere e non solo ad Est...Bargnani e Belinelli hanno le loro occasioni della vita: il primo per diventare finalmente (e meritatamente) un All-Star, mentre il secondo per dimostrare che lì ci può stare...sull'Italia preferisco non esprimermi...Grande Rob!
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