mercoledì, ottobre 27, 2010

NBA 2010-2011 - considerazioni sparse

Tra poche ore prende il via la stagione NBA 2010-2011.  Questa che segue non pretende di essere una disamina completa di quanto ci aspetta, che quella sicuramente l’avrete letta altrove, quanto piuttosto una piccola analisi di quello che, per un motivo o per l’altro, è risultato più interessante agli occhi di chi scrive, il tutto suddiviso in cinque capitoletti la cui lettura non vi porterà via troppo tempo.
I detentori: Los Angeles Lakers
Sappiamo tutti come vanno queste cose.  A vincere ci si prende gusto, e non c’è due senza tre, e Phil Jackson è lo specialista del Three-Peat, e Kobe Bryant è il miglior giocatore del pianeta. Tutto vero, e infatti questi qua fanno paura sul serio, anche perché le aggiunte di Steve Blake – che garantisce qualcosa in più rispetto al buon Farmar – e Matt Barnes, sono di quelle sostanziali, non sono riempitivi di roster tanto per fare.  I lacustri sono una macchina oliata alla perfezione, giocano a “memoria” secondo i dettami del duo Phil & Tex (Winter, l’inventore della triangle offense), e sottovalutarli sarebbe sacrilego per chiunque.  Potrebbero non fare una regular season eclatante, visto che l’ossatura della squadra è praticamente tutta dai trenta in su, eccezion fatta per Vujacic e Bynum.  Che potrebbe essere l’ago della bilancia di questa stagione, al di là del suo effettivo valore.  Se starà bene fisicamente, infatti, i Lakers avranno la coppia di lunghi più forte ed affidabile della Lega. Il che, unito alla guardia più immarcabile, è un bel biglietto da visita. Secondo molti sono loro i veri favoriti di questa stagione. Non secondo chi scrive, per motivi che vi saranno più chiari nel capitolo seguente.
I supersfidanti: Miami Heat
Questi qua, come è noto a tutti, nella corsa ai free agent 2010 hanno sbancato, centrando un jackpot a cui in pochi avrebbero creduto fino a poche settimane prima. Hanno trattenuto Dwyane Wade, che anagraficamente e per motivi di curriculum è il leader designato di questa squadra; gli hanno aggiunto nientepopòdimenoché The Chosen One, al secolo LeBron James, oltre ad un altro all-star come Chris Bosh.  Con tre come questi, hanno pensato bene di completare il roster con gente di esperienza, e cum grano salis.  Così ci sono due play buoni (Chalmers e Arroyo), magari non straordinari, ma che sanno il fatto loro. Ci sono tre centri di sostanza (Ilgauskas, Magloire e Pittman), complementari per caratteristiche tecniche e dati anagrafici. Ci sono i tiratori da tre che aprono le difese (Mike Miller ed Eddie House). Inoltre c’è una figura magari meno di rilievo, ma comunque fondamentale in una squadra, come Udonis Haslem (a mio modesto parere, giocatore sottovalutatissimo), giocatore tutto cuore e sostanza.
Ora, se è vero – come  è vero – che il livello dell’NBA di oggi non è quello di quindici anni fa, se è vero che James e Bosh sono pronti a sacrificarsi per vincere un anello, se è vero che Erik Spoelstra è un allenatore “innovativo” (ma male che vada c’è pur sempre Pat Riley dietro le quinte), l’obiettivo di Miami può essere uno solo: eguagliare i Chicago Bulls del 1996. Niente di meno.
I potenziali terzi incomodi: Boston Celtics & Oklahoma City Thunder
I biancoverdi non hanno intenzione di abdicare, almeno per quest’anno.  Compromettendo un altro pezzetto di futuro, hanno deciso di mettere nel roster altri TRE pivot per affiancare il non sempre sanissimo Kendrick Perkins: Jermaine & Shaquille O’Neal (che connection, eh?) e Semih Erden.  Sembra una barzelletta, ma quest’ultimo potrebbe essere la chiave di volta delle fortune dei Celtics, che ai primi quattro posti dello starting five allineano i “soliti noti” Rondo-Allen-Pierce-Garnett (e scusate del poco). Delonte West farà da cambio di Allen (ma probabilmente anche di Rondo), il resto del roster pare un po’ scarsino, ma Harangody potrebbe dare qualche minuto di qualità e Nate Robinson è la solita incognita.
A Oklahoma City hanno il backcourt che ha sbancato i mondiali turchi (Westbrook-Durant), e scusate se è poco. Inoltre, il gruppo giovane è una garanzia per le estenuanti stagioni NBA. Come pivot si alterneranno Krstic (non fate battute sulle sedie che volano, vi prego) e Aldrich. Jeff Green garantisce talento e affidabilità, Sefolosha grinta in difesa. Scott Brooks è stato l’allenatore dell’anno appena terminato, e i Thunder sono la squadra in maggior ascesa ad ovest. Se solo fossero ancora i Seattle Sonics, ci sarebbe da fare il tifo per loro.
Oltre a queste due, buttare un occhio anche ai Dallas Mavs, che ai vari Kidd, Terry, Nowitzki, Butler e Marion hanno aggiunto un centro del calibro di Tyson Chandler. A rimbalzo non li ferma nessuno, se stanno bene possono rompere le scatole a chiunque.
Italians?
Bargnani sarà per forza di cose il go-to-guy dei Toronto Raptors. Ben per lui, anche se i canadesi paiono davvero poca cosa, a livello di roster.  Ipotizzando un quintetto Calderon-DeRozan-Kleiza-Davis-Bargnani, se arriva l’ottavo posto va benone. Ed Davis è il giocatore cardine. Se dà una mano a Bargnani, e se il Mago si mette in testa di prendere anche i rimbalzi, uno diventa Rookie dell’anno e l’altro va all’All-Star Game.
Potrebbe – finalmente – essere la stagione giusta per Marco Belinelli, alla terza e presumibilmente ultima fermata in NBA, ai New Orleans Hornets di Chris Paul, quello che se sta bene è probabilmente ancora il miglior play della Lega.  La sua preseason, tra alti e bassi, è stata decisamente buona, e per la prima volta non ha concorrenti seri nel ruolo, ergo dovrebbe partire in quintetto. In una squadretta mica male, con Ariza, West e Okafor a fare il lavoro “sporco”. Se difende e non perde la testa, è la volta buona che vediamo un giocatore come vorremmo che fosse Belinelli.
Gallinari ai Knicks è già quasi un senatore, nonostante le voci di mercato riguardanti il suo inserimento nella trade per portare nella Grande Mela Carmelo Anthony possano averlo disturbato, comprensibilmente. È arrivato Stoudemire, per non lasciarlo troppo solo in attacco, e Turiaf, per dar man forte sotto le plance. Felton è il play, per la guardia fate voi. E questo potrebbe essere un problema non da poco.  Quasi quasi, sarebbe meglio andarsene in Colorado, almeno lì la postseason dovrebbe essere assicurata. E in ogni caso, non è arrivato LBJ a rubargli il posto da titolare (sghignazzo…), quindi Danilo, che resti a New York o che parta, è destinato a fare una grande stagione.
Homeless (ma per modo di dire)
  Ad oggi, se il sito dell’NBA non dice cavolate, ci sono ancora a spasso Rafer Alston, Michael Finley, Larry Hughes, Allen Iverson (che però dovrebbe andare in Turchia), Kenyon Martin, Rasho Nesterovic, Fabricio Oberto, Sasha Pavlovic, Vlado Radmanovic. C’è di che rimpolpare una squadra in difficoltà, in effetti. Occhio a dove finiscono questi, specialmente se si tratta di una delle squadre sopra menzionate. A volte basta poco, per indirizzare un anello da una parte piuttosto che da un’altra…

1 commento:

MattPKeaton ha detto...

Un po' di cose sparse: che palle dopo 3 anni dover ancora sentire "se Bynum starà bene..." quello NON starà mai bene e sarebbe ora se ne accorgessero anche nella stanza dei bottoni...Miami non batterà il record dei Bulls perché un po' di rodaggio se lo devono concedere...Durant MVP...Belinelli veramente o ora o mai più...quasi quasi vado in Turchia a vedere AI...

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