venerdì, gennaio 28, 2011

NCAA 2011 - che succede?

Il campionato più avvincente della pallacanestro americana - quindi, per traslato, con ogni probabilità della pallacanestro MONDIALE - ha preso il via da qualche settimana:  oltre trecento college divisi in 32 conference si contenderanno il titolo della NCAA Division I, quello che per qualcuno apre le porte al basket professionistico (NBA, leghe minori, Europa) e per qualcun altro è solo un lunghissimo sogno, che durerà fino alla laurea. Ora che i tornei di conference hanno preso il via, vediamo un po' che sta succedendo.

I numeri uno: Ohio State Buckeyes

Al momento in cui scriviamo sono 21-0 come record generale e 8-0 nella Big Ten, dove a dire il vero qualche partita l'hanno vinta solo in volata, dopo che le prime 13 uscite si erano tutte concluse con la doppia cifra di margine.  Hanno un signor freshman a guidare la truppa, tale Jared Sullinger da Columbus, Ohio (primo nome da segnarsi nei taccuini) che dall'alto dei suoi 2,06 viaggia a 17.8 ppg e 10.0 rpg tirando col 57.6% dal campo. Uno che alla sua SETTIMA apparizione in NCAA ha messo a referto un 40+13 che ha dato alla gente dell'Ohio un motivo per credere ancora nella pallacanestro, dopo l'abbandono di LBJ al piano di sopra. Della rotazione fanno parte in sette, che per l'NCAA è un buon numero, dei quali tre sono senior e cinque segnano con regolarità in doppia cifra. Col senno di poi, probabilmente anche Evan Turner avrebbe fatto meglio a rimanere alla corte di coach Thad Matta, visto che ai Sixers non è che stia facendo le onde. Nel 2007 la versione integra di Greg Oden li guidò alla finale NCAA persa poi contro Florida, chissà che quest'anno non riescano a ripetere l'impresa, visto peraltro che la squadra è reduce dalle Sweet Sixteen dello scorso anno.  Se proprio vogliamo trovargli un difetto, è una squadra un po' bassina, visto che tra quelli in rotazione Sullinger è il più alto.

I campioni in carica: Duke Blue Devils

Nei ranking prestagionali erano dati un po' ovunque come la numero 1, la squadra - ancora - da battere. Abbastanza ovvio, se si pensa che l'MVP delle scorse Final Four Kyle Singler è ancora nel roster, come del resto Nolan Smith, ovvero i due che insieme a Jon Scheyer hanno tirato la carretta fino al taglio della retina lo scorso anno. Inoltre, fatto tutt'altro che trascurabile, il play al primo anno Kyrie Irving stava facendo vedere delle ottime cose a inizio stagione. Prima di rompersi, tra l'altro contro Butler (finalista lo scorso anno), per un infortunio che ha dell'incredibile, tanto che dal 4 di dicembre si è capito solo a metà gennaio che cosa fosse successo al suo piede (per maggiori informazioni, consultate un vostro amico laureato in medicina con specializzazione in ortopedia). Così per i Blue Devils di coach K è arrivata anche la prima sconfitta stagionale, contro una certo non irresistibile Florida State, che li ha fatti scivolare al numero tre del ranking collegiale. Se è vero - come sembra - che Irving a marzo ci sarà, questi possono tornare una seria pretendente al titolo. Altrimenti sono un mezzo rebus.


Quelli che...: Pittsburgh Panthers

Oramai non è neanche più una novità, vedere i Panthers nelle posizioni alte del ranking NCAA, nonostante negli ultimi anni siano sempre stati quelli che... gli manca un centesimo per fare una lira, come si dice dalle parti di chi scrive. O, se preferite, quelli che si squagliano a pochi metri dal traguardo.  Il fratello di Tyler Hansbrough gli ha dato il primo dispiacere della loro regular season in Big East, che guidano comunque con un record di 7-1 che non è affatto male.  Jamie Dixon ha costruito una squadra dannatamente solida e abbastanza profonda, se contiamo che in NOVE giocano almeno 12 minuti a gara. Le stelle sono tutti giocatori d'esperienza in NCAA; come il terzo anno Ashton Gibbs (primo realizzatore a quota 15.5 ppg) e i senior Brad Wanamaker e Gilbert Brown. Tutta gente che si è fatta il mazzo anche nelle stagioni scorse, dove però il palcoscenico era in mano ad altri soggetti, poi finiti al piano di sopra.  Non si intravede nessuna potenziale superstar, ma non vorremmo passare da saputelli se affermiamo che le sorti dei Panthers di questa stagione passano anche attraverso un coinvolgimento maggiore del centro Gary McGhee, che magari non è un fenomeno ma prende i suoi bravi 8 rimbalzi in 21 minuti di gioco, dove segna anche 7 punti con il 55% dal campo e stoppa 1.3 conclusioni a gara.


I rivali per antonomasia: North Carolina Tar Heels

I campioni del 2009 (e finalisti dell'NIT 2010) stanno vivendo la seconda stagione travagliata consecutiva, una roba alla quale dalle parti di Chapel Hill non è che siano proprio abituati, e infatti nella Tobacco Road ci si comincia - un po' prematuramente - a fare delle domande su coach Roy Williams, magari neanche troppo giustamente, visto che questo negli ultimi cinque anni li ha fatti arrivare tre volte alle Final Four, delle quali due portandosi a casa retina e titolo. La rotazione è composta da ben 10 giocatori, che in NCAA sono quasi troppi, tra i quali spicca il 2,13 Tyler Zeller, che al terzo anno tra i Tar Heels sta finalmente cominciando a far vedere qualcosa di buono, nonostante sia ancora poco presente a rimbalzo, dove va un po' meglio Henson. Il problema è che questi ne hanno già perse cinque, delle quali l'ultima rimediando un ventello da Georgia Tech, in una gara di regular season ACC.  Dalla velocità di apprendimento del freshman Harrison Barnes dipendono tutte le sorti dei ragazzi in Carolina Blue, e anche con un buon contributo da parte sua non è detto che si arrivi da nessuna parte.

E questi da dove saltano fuori? San Diego State Aztecs

Tanto per darvi un'idea, questo programma di basket è talmente famoso che non ha nemmeno una propria pagina su Wikipedia, ad oggi.  Ma magari il nome di Steve Fisher vi dice qualcosa. No? Beh, vi dò un aiutino:  era il coach dei Fab Five di Michigan University (Rose, Jackson, King, Howard, Webber) ma anche di quelli che si portarono a casa il titolo NCAA 1989 guidati da un certo Glen Rice. Insomma, torniamo agli Aztechi.  Questi qua hanno uno che si chiama Kawhi Leonard, che è un 2,01 al secondo anno che segna 16.0 ppg e tira giù 10.6 rimbalzi. E con questo cacchio di Kawhi Leonard hanno vinto le prime venti partite consecutivamente dall'inizio della stagione, salvo poi subire una brutta battuta d'arresto contro Brigham Young, che peraltro li ha superati in testa alla non certo terrificante Mountain West Conference. Magari sono un fuoco di paglia, visto che oltre a Leonard c'è un altro buon giocatorino che si chiama D.J Gay (e lo so che a questo punto state tutti pensando a come diavolo se li scelga i giocatori Steve Fisher) e poco altro. O magari no. AL momento sono al quarto posto del ranking NCAA, e anche se sicuramente la prossima settimana scenderanno bisognerà tenerli d'occhio ancora per un po'.

Ma che fine hanno fatto?: UCLA Bruins

Ben Howland di per sé sarebbe una garanzia consistente.  Peccato che le garanzie finiscano più o meno qui, nonostante le due ali Reeves Nelson e Tyler Honeycutt (quest'ultimo segnatevelo, va', che non si sa mai) promettano benino, dimostrando che l'infornata dello scorso anno non era stata proprio da buttare.  Tutto il quintetto va in doppia cifra di media, una rarità nel basket collegiale, con i due sopra citati che tirano giù anche 16 rimbalzi a partita, che sommati con quelli del centro Joshua Smith fanno 22.5 a gara. E allora? E allora, l'apporto delle guardie non è altrettanto consistente, e quello della panchina risulta quasi non pervenuto. Finora il record che ne risulta è un poco promettente 13-7, e il recentemente rifirmato coach Howland dovrà tirar fuori un coniglio da un cilindro che finora pare vuoto per davvero, per dare ai suoi tifosi la gioia di una postseason che - se mai dovesse esserci - oggi come oggi si annuncia dannatamente breve.

Quelli che seguiamo con attenzione: Syracuse Orange 

Anche quest'anno i ragazzi di coach Boeheim, reduci da due stagioni consecutive nelle Sweet Sixteen, sono ben piazzati nel ranking NCAA.  Attualmente occupano la nona posizione, dopo un inizio di Big East buono e una seconda parte terrificante, con tre sconfitte consecutive contro Pittsburgh, Villanova e Seton Hall.  Kris Joseph, al terzo anno con gli Orange, si sta affermando quale giocatore di ottimo livello, anche se ancora manca un po' di continuità.  Accanto a lui, Brandon Triche, Scoop Jardine e Rick Jackson formano un quartetto ben rodato, con quest'ultimo che nel suo anno da senior si è finalmente dimostrato affidabile in tutti i settori del gioco (segna 13.1 ppg tirando con un ottimo 57.3% dal campo, prende 11.8 rimbalzi e distribuisce 2.5 stoppate a gara): unico neo in chiave-NBA, tira piuttosto male i liberi. Dopo essere partiti 18-0, gli Orange sono di fronte a un bivio: sono pronti a diventare una squadra di vertice o sono destinati ad un'annata di anonimato? La risposta sta probabilmente nel rendimento che saprà garantire il centro titolare, il freshman Fab Melo, fin qui davvero troppo poco incisivo nel gioco di Boeheim.

Quelli che... mai dire Banzai: 

Connecticut Huskies, perché Kemba Walker from Bronx, NY è forte per davvero, e quest'anno ha deciso di palesare a tutta l'NCAA tutta la sua immarcabilità. Jim Calhoun è una vecchia volpe dell'NCAA, e i risultati, dopo un'annata così così, stanno tornando dalla sua, anche se per ora i suoi hanno steccato un paio di test importanti contro Notre Dame e Pittsburgh. Kansas Jayhawks, perché i due Morris (Marcus & Markieff) sanno il fatto loro, così come coach Bill Self che nelle ultime cinque stagioni ne ha sempre vinte almeno 25. La sconfitta contro Texas ha negato loro la 70esima vittoria casalinga consecutiva, ma a volte liberarsi di una scimmia così aiuta. Texas Longhorns che peraltro seguono proprio Kansas nel ranking NCAA ma li precedono in testa alla Big 12, e che hanno a roster due freshmen niente male come Tristan Thompson e Cory Joseph, oltre al secondo anno Jordan Hamilton, che guida la squadra con 19.2 ppg ed è migliorato in ogni singola voce statistica rispetto allo scorso anno. Kentucky Wildcats, che continuano a reclutare dei freshmen straordinari ogni anno (lo scorso anno in cinque vennero scelti al primo giro del draft NBA), e che quest'anno ne hanno addirittura tre nei primi tre realizzatori:  Terrence Jones (da segnarsi assolutamente, è il primo realizzatore e primo rimbalzista di UK), Brandon Knight e Doron Lamb, oltre al turco Enes Kanter che però ancora deve giocare una gara ufficiale. La squadra giovane però a volte incontra problemi nel tabellone del torneo NCAA; dove le gare sono spesso trappole punto a punto che vanno vinte anche con la testa. Florida Gators, perché Billy Donovan li ha riportati al torneo NCAA lo scorso anno e i primi sei giocatori della rotazione di questa squadra c'erano anche nel 2010. Magari non ci saranno dei prospetti NBA, ma il coach che ha messo University of Florida nelle mappe del basket collegiale con tre final four in un decennio, di cui due vinte consecutivamente, è indicativo di squadra da prendere con le molle. Infine, una parolina anche per i Michigan State Spartans, al momento squadra numero 25 del ranking NCAA, perché c'è Tom Izzo che di pallacanestro ne sa a pacchi, e anche perché l'ossatura della squadra è sostanzialmente la stessa che negli ultimi due anni è arrivata alle Final Four: Kalin Lucas, Durrell Summers, Draymond Green, Delvin Roe, Korie Lucious. Sono partiti benino, si sono rimessi in carreggiata, ora ne hanno perse tre di fila. Io però mi guarderei bene dal sottovalutarli...

1 commento:

Max ha detto...

Sono chiaramente diventato un grande fan dei San Diego State Aztecs!

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