mercoledì, marzo 20, 2013

23 and counting, Calipari all'NIT, Bootsy Thornton e chi più ne ha più ne metta.

-23 and counting.

Comunque la si veda, che si sia fan dei "Big Four" o meno, che vi stia simpatico LeBron James oppure no, 23 vittorie di fila sono davvero tante. Per darvi un metro di paragone, i Chicago Bulls 1996, quelli di Michael Jordan, Scottie Pippen e Dennis Rodman, che detengono il record di vittorie in una stagione NBA (72-10) ne hanno vinte al massimo 18 di fila. Il record dei Lakers '72, che in squadra avevano Wilt Chamberlain, Jerry West e Gail Goodrich è ancora lontanuccio (33, oltretutto era una partenza stagionale, e a metà striscia si ritirò Elgin Baylor), ma è comunque un numero impressionante. Il che dimostra essenzialmente due cose. La prima è che LeBron James, una volta liberatosi dalla "scimmia" della vittoria dell'Anello, gioca ancora più libero, e - come teorizzammo qualche tempo fa su queste pagine, a 28 anni ha raggiunto la maturità agonistica. The best has yet to come, insomma. Anzi, in questo caso direi che the best is coming. La seconda è che Ray Allen con il suo 41% da tre si sta rivelando il giocatore che mancava a Miami per fare da apriscatole alle difese, liberando spazi per gli altri tre. Potenzialmente, questi Heat sono molto più forti di quelli dello scorso anno, perché si conoscono meglio e possono variare di più il gioco, e a questo punto non è da escludere che provino ad assaltare il franchise record di vittorie stagionali (61-21, con Pat Riley in panchina e Tim Hardaway e Alonzo Mourning in campo): il titolo, ad oggi, possono perderlo solo loro. Nota a margine: chi scrive si dichiara impressionato anche dalla striscia di 13 vittorie (tuttora in corso) dei Denver Nuggets, figlia di più fattori:  la consacrazione di Ty Lawson (sulla quale avevamo pochi dubbi sin dai tempi della NCAA); l'energia di Iguodala (che però deve assolutamente migliorare nei tiri liberi, altrimenti nei playoff si fa poca strada); i progressi di Faried (che ha una quasi doppia-doppia di media nonostante giochi solo 28 minuti di media); e soprattutto la sicurezza di Danilo Gallinari, ad oggi uno dei più forti europei in NBA.

- Calipari all'NIT

Quest'anno sarà dura garantire una full coverage del torneo NCAA come facevamo negli anni scorsi (a proposito, se qualcuno avesse voglia di farlo, sa come farsi avanti). Però ci sono alcune cose che vanno già dette. Innanzitutto Gonzaga alla numero 1, che è indubbiamente una sorpresa, ma che è una posizione indubbiamente meritata visto che si presentano al torneo con un record di 31-2 (occhio, perché le due sconfitte sono arrivate contro Illinois e Butler, due squadre che solitamente tendono a fare benino nel torneo NCAA), e la coppia di ali più forti del basket collegiale (Kelly Olynyk ed Elias Harris, prendete nota). Dati curiosi sui Bulldogs: il leader negli assist della squadra è David Stockton, che gioca 18 minuti a partita, e nel caso ve lo stiate chiedendo, è figlio di quello Stockton lì, ma appena appena più basso e rock (cit.), nel senso che è un metro e ottanta con le scarpe, ha una tecnica di tiro decisamente rivedibile e, a meno di sorprese tra questo finale di stagione e il prossimo anno, non pare destinato a seguire le orme del padre anche tra i pro. Poi, come da titolo, Kentucky e John Calipari, che da campioni in carica se ne vanno all'NIT (succede, ogni tanto, nel basket collegiale. Per dire, successe anche ai Florida Gators nel 2008, dopo non una ma due vittorie consecutive del campionato universitario). La stagione dei Wildcats non è mai stata "dritta", e l'infortunio di Nerlens Noel, probabilmente quello con più prospettive NBA nel mazzo, non ha fatto altro che complicare le cose. Probabilmente, con due vittorie nelle ultime due partite contro Florida (dove appunto si è infortunato Noel) e Tennessee (da cui invece hanno rimediato un umiliante -30), un posto nel bracket glielo avrebbero pure trovato, ma con i se e con i ma non si scrivono le storie. Maybe next year. Infine, salutiamo il ritorno in pompa magna di alcune nobili, dopo diversi anni di appannamento. Torna dalla porta principale Indiana, numero 1 del tabellone nell'East Regional, tornano Georgetown e Florida, numero 2 e 3 nel South Regional. La sensazione però è che alcune squadre che si sono prese delle teste di serie altine rischiano di lasciarci le penne per - diciamo così - una scarsa tradizione a gare di tipo dentro-o-fuori con questa pressione psicologica. Puntiamo il nostro nichelino su Louisville e Rick Pitino, hai visto mai. Questo qua sotto è il mio pronostico per la Big Dance 2013:

(clicca sull'immagine per ingrandire)

- Bootsy Thornton, domenica scorsa

Il campionato italiano di quest'anno si annuncia il più equilibrato da secoli. Il canestro allo scadere di Marvin "Bootsy" Thornton, che ha dato la vittoria al Banco di Sardegna Sassari nella sfida contro la Cimberio Varese - che poteva sancire il definitivo allungo in classifica dei lombardi, da inizio campionato in testa alla classifica coi sardi sempre a ridosso - è la fotografia perfetta di un torneo in bilico, che a sette partite dall'inizio dei playoff non ha ancora decretato una favorita d'obbligo, anche se le due squadre citate, per la continuità di rendimento fin qui espressa, sembrano avere un qualcosina in più delle altre, pur non dando l'impressione di essere imbattibili. Fa un po' impressione, dopo anni di dominio, vedere la Montepaschi Siena al sesto posto, appaiata all'Armani Milano.  Secondo un vecchio adagio, l'importante è entrarci, nei playoff, perché una volta dentro te la giochi, ma le due finaliste dello scorso campionato non sembrano poter dare luogo ad un rematch del 2012. Al tempo stesso, è da vedere se Varese e Sassari, due squadre non certo abituate ai piani nobili della classifica negli ultimi anni, reggeranno fino alla fine. I biancorossi di coach Vitucci hanno accusato i loro "peccati di gioventù" già nella finale di Coppa Italia, persa contro Siena nel finale di partita. Quello che sembra certo, a meno di una poco probabile inversione totale di tendenza, è che quest'anno non ci saranno squadre bolognesi nei playoff. Sembra lontanissimo il "periodo d'oro" di basket city: e dire che (chicca per gli amanti delle statistiche) tra il 1993 e il 2007,  solo una volta la finale scudetto non ha avuto per protagonista una tra la Virtus (6 apparizioni, 5 scudetti) o la Fortitudo (10 apparizioni, 2 scudetti), con il culmine raggiunto nelle finali-derby del 1998 e del 2001. La vincitrice di quell'unica finale senza bolognesi? La Pallacanestro Varese di Pozzecco e Andrea Meneghin...

- ...e chi più ne ha più ne metta.

Nel frattempo, in LegaDue, la seconda bolognese si sta arrabattando per ottenere un posto nei playoff promozione. Peraltro, chi scrive non ha ancora capito se la "Biancoblù Bologna" è da considerarsi l'erede della Fortitudo. Da quanto ho capito, almeno per una parte della tifoseria, no. Però c'è da dire che di sicuro gli sta sfuggendo di mano la stagione, che pure era partita nel migliore dei modi (sconfitta di misura all'esordio, poi quattro vittorie consecutive tra cui quella contro l'attuale capolista Pistoia), con un girone d'andata nelle zone alte della classifica, a cui sono seguite beghe societarie, con tanto di interrogazione in consiglio comunale, paventati scioperi e smentite a mezzo stampa del capitano Andrea Pecile.
In Eurolega, intanto, mentre due delle nostre tre rappresentanti (Milano e Cantù) ci hanno lasciato le penne già dal primo turno,  entrambe con un bilancio di 3 vittorie e 7 sconfitte, Siena continua ad avere un ottimo passo. Superata la prima fase grazie al terzo posto nel girone (5-5) si trova attualmente al secondo posto (7-4) del raggruppamento che qualifica alla fase a eliminazione diretta, alle spalle del solo Barcellona, a pari punti coi campioni in carica dell'Olympiacos, per dire.
Tutto questo, mentre a settembre saranno in programma gli Europei di basket, dove l'Italia di Pianigiani si è qualificata (bene), ma dove dovrà battere una tra Russia, Grecia e Turchia per accedere alla seconda fase (oltre a Finlandia e Svezia, che magari fanno un po' meno paura).  Sarebbe importante arrivare tra le prime sei, per staccare un biglietto per i Mondiali dell'anno successivo in Spagna, ma non sarà per niente facile.  Immaginando che la Spagna ci arrivi, tra queste prime sei, anche un settimo posto sarebbe sufficiente. Ma dovremo avere Belinelli e Gallinari, aver recuperato Bargnani e sperare che gli altri abbiano continuato il loro processo di maturazione, perché una squadra senza un play di livello e un pivot che tenga botta, come fu quella degli Europei di due anni fa, sarebbe destinata a farci fare una magra figura, pur avendo in quintetto tre titolari NBA...

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