mercoledì, giugno 26, 2019

From Chicago

La (bellissima) copertina del nuovo libro di Davide Piasentini
Davide Piasentini lo ha fatto di nuovo. Vi avevo già parlato, qualche mese fa, di “Sotto il cielo di Rucker Park”, su cui non occorre tornare qui – vi basta aprire il link. Stavolta, però, il progetto era molto più ambizioso:  non un insieme di storie, come nei suoi tre libri precedenti, ma un unico protagonista, uno dei giocatori più iconici della NBA dei giorni nostri: Derrick Rose.  “From Chicago” (scritto con contributi di Davide Chinellato, Riccardo Pratesi e Leandro Nesi), di cui qui a lato vedete la splendida copertina, è esattamente quello che il sottotitolo spiega: la storia di Derrick Rose.

Prima di perdere la vostra attenzione, il libro lo trovate qui, qui e qui, per dire.

Torniamo a noi: la storia di Derrick Rose, dicevamo. Ed è una storia che è letteratura sportiva, ovvio, ma che diventa anche Letteratura, di quella con la L maiuscola, perché la parabola sportiva di Derrick Rose è fatta di grandi ascese e rovinose cadute, è fatta di caratteri che si forgiano nella durezza dell'ambiente circostante e della volontà conseguente di non arrendersi mai. Derrick Rose è un personaggio sportivo che diventa Personaggio Letterario, un ragazzo partito dal nulla e arrivato prestissimo alla vetta più alta – quella dell’incoronazione ad MVP della NBA, il che grosso modo viene a significare senza neanche troppa approssimazione “miglior giocatore di basket del mondo” – ma che da questa vetta così alta ha conosciuto non una ma molteplici cadute rovinose. E che dopo ognuna di queste cadute ha saputo trovare, dentro di sé, la forza di rialzarsi, di lottare, di reinventarsi ancora  in una nuova incarnazione, in una nuova versione di sé stesso.  
E la bravura di Davide Piasentini nel tracciare il contesto, nel delineare il giocatore anche fuori dal campo, che chi segue l’autore ben conosce, è qui il perfetto strumento per raccontarci Derrick Rose.   Ovvio, è un libro che in una certa misura è “per addetti ai lavori” nel senso che contiene qualche tecnicismo, utilizza quella terminologia che è però indispensabile per raccontare le gesta di uno sportivo.  Ma lo fa sempre senza essere spocchioso o fine a sé stesso.  È un libro che racconta di canestri segnati e di infortuni tremendi, ma che una volta che ci si cala dentro permette di allontanarsi solo per aprire YouTube, cercare un video di una delle sue mille giocate spettacolari,

                                                                     (tipo questo)

gustarselo e rituffarsi nella lettura.  Perché la scansione del libro è cronologica e ci racconta tutto Derrick Rose finora, lasciando capire che comunque il resto della storia sia ancora tutta da scrivere.

 Un giocatore che – come fa notare anche Leandro Nesi nella sua “lettera a D-Rose” che chiude il volume – si arriva ad un certo punto e ci si rende conto che non è possibile non amare.  Io non lo amavo, tutt'altro, perché ai tempi dei Miami Heat dei Big Three era l’unico avversario da temere.  Lo rispettavo, quello sì, anche conoscendo (superficialmente, lo ammetto) il contesto da cui era partito.  Leggete questo libro, vi innamorerete di Derrick Rose, della sua tremenda umanità, della sua forza fuori dal campo ancor più che di quella dentro al rettangolo di gioco.  Ah, per convincervi, comunque, potrebbe bastarvi anche solo questa intervista.


Io, Davide Piasentini e Riccardo Pratesi lo abbiamo presentato alla libreria Edison di Arezzo il 9 giugno. (Ringrazio anche La Nazione di Arezzo che ne ha parlato, nell'edizione cartacea). La maglietta che indossavo per l'occasione si è rivelata beneaugurante, ma di questo ve ne parlerò in un'altra sede.


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