La forma breve del racconto della finale NCAA 2009 è condensabile nella frase che segue i due punti: UNC impiega 9 minuti e 45 secondi esatti per scappare sul +20 (33-13) e Michigan State non la riprende più.
Ovviamente c'è anche dell'altro di cui parlare, per raccontare a dovere una finale dal pronostico che inizialmente tutti volevano più serrato, e che si è invece rivelato coincidente con quanto detto a inizio stagione, ovvero che quest'anno i Tar Heels erano un paio di piste avanti alla concorrenza. A tutta la concorrenza. Tanto da stabilire anche qualche record NCAA che non sarà facilissimo da battere. A cominciare dal primo: +21 a metà gara è il massimo dello scarto della storia delle finali collegiali. Così come 55 punti sono il massimo segnato nei primi venti minuti dell'atto conclusivo della stagione. Inoltre, Ty Lawson (vero MVP delle Final Four a detta di chi scrive) ha fissato il nuovo limite per i recuperi in questa partita, fermandosi a quota 8 (tutti nei primi 25 minuti, peraltro). L'impostazione della gara da parte degli Spartans di Tom Izzo era, prevedibilmente, l'unica possibile: Tyler Hansbrough è il no.1 public enemy, quindi va contenuto in tutti i modi, sperando che gli altri non esagerino e che i nostri siano in serata buona. Piano riuscito (in parte) in un punto su tre, ovvero il contenimento dell'ala di UNC (alla fine, per lui, raddoppiato praticamente a ogni possesso, 18 punti e 7 rimbalzi). Il guaio è che i Tar Heels di coach Williams non erano solo Hansbrough. Così Wayne Ellington (alla fine nominato Most Outstanding Player delle Final Four) ne mette 17 (dei suoi 19 totali) nel primo tempo, Ed Davis è presente e reattivo (11 punti e 8 rimbalzi per lui), Ty Lawson capisce che il tiro va e viene e ne prende pochini (3-10 dal campo, ma anche 15-18 dalla lunetta per 21 punti totali, miglior realizzatore della serata) ma domina la partita in altro modo (oltre ai già citati 8 recuperi, per lui 6 assist, 4 rimbalzi e UNA sola palla persa in 37 minuti in cabina di regia). Inoltre, gli Spartans non sono in modalità unstoppable, anzi. Raymar Morgan, dominatore di UConn in semifinale, è praticamente un fantasma (4 punti e 1 rimbalzo, 5 falli in 19 minuti); Kalin Lucas, la stellina della squadra, segna la maggior parte dei suoi 14 punti quando la gara è ormai impossibile da ribaltare; Allen è irritante nel suo intestardirsi a sbagliare tiri da tre; l'ultimo ad alzare bandiera bianca è la vera sorpresa degli Spartans di questo torneo NCAA 2009, Goran Suton. Per lui 17 punti e 11 rimbalzi, con 7-10 dal campo e 3-4 da tre. Praticamente una specie di Mehmet Okur in maglia biancoverde. E scusate se è poco.
Miglior giocatore Wayne Ellington, dicevamo. Premio singolare, se si pensa che nel secondo tempo della finale il numero 22 dei Tar Heels ha portato a casa un misero 0-3 dal campo con 2 punti totali, sparendo letteralmente dalla partita, mentre il compagno di reparto Ty Lawson saliva in cattedra. Se poi ne vogliamo fare un discorso anche meramente statistico, Lawson è stato il miglior marcatore della gara sia in semifinale sia in finale. Ma si sa, questa UNC era una squadra con tre stelle, e un roster profondissimo: c'era, volendo, l'imbarazzo della scelta. Una squadra già molto NBA ready che ha giocato la finale del torneo NCAA contro una buonissima squadra di college. Anche nel secondo tempo, quando UNC ha avuto una fase di calo, lo svantaggio degli Spartans non è mai sceso sotto le 13 lunghezze, nonostante la percentuale dal campo di UNC fosse scesa sensibilmente, rispetto al 53% del primo tempo (a fine gara sarà il 46%, contro il 40% di MS). Come ha detto Travis Walton, guardia di Michigan State, tra i suoi avversari "c'erano sei potenziali scelte da primo giro, o da inizio secondo giro del draft. Probabilmente questi potrebbero battere anche qualche squadra NBA." E non può essere un caso se hanno vinto tutte le gare con almeno dodici punti di scarto, dal primo turno alla finale. Roy Williams pareggia il conto con Dean Smith portando a casa il suo secondo titolo per North Carolina, quinto della storia Tar Heels, che li pone al terzo posto a pari merito con Indiana tra le squadre con più titoli NCAA vinti. Il cielo non è un limite, se il suo colore è il Carolina Blue.
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