Siamo dunque arrivati ad Indianapolis. Quest'anno, per ragioni di tempo dell'estensore, il report sulle final four, l'atto finale della Big Dance universitaria, è stato condensato in un unico pezzo. Gli ingredienti per un finale memorabile c'erano tutti, come spesso accade a questo livello del basket: c'era la nobile (Duke), la realtà emergente (West Virginia), la conferma ad alti livelli (Michigan State) e la Cenerentola, anzi, la Cinderella, come dicono oltreoceano (Butler). In effetti, se proprio dobbiamo fare un ranking delle quattro pervenute, il quarto posto spetta senza dubbio a West Virginia, capace di eliminare Kentucky ma mai in partita contro Duke. Il terzo spetta a Michigan State, che comunque probabilmente più di così non poteva fare. Prime a pari merito le altre due, Duke perché ha portato a casa il titolo, Butler perché, come ha detto Krzyzewski, "questa è una gara che noi abbiamo vinto, ma che loro non hanno perso". Vediamo come sono andate le tre partite del weekend più caliente dell'anno cestistico americano.
Butler Bulldogs (5)-Michigan State Spartans(5) 52-50
Avevamo detto che per Michigan State l'assenza del play titolare - nonché stella della squadra - Kalin Lucas, sarebbe potuta essere pesante in chiave Final Four. Il quasi omonimo Korie Lucious, a onor del vero, non ha demeritato, neanche quando nel finale ha fatto l'unica cosa che potesse fare dalla lunetta, ovvero segnare il primo libero e sbagliare intenzionalmente il secondo, sperando in un rimbalzo offensivo che potesse rimettere la gara in parità. E invece Gordon Hayward, miglior realizzatore della gara a quota 19, ha messo il sigillo alla gara prendendo il suo nono rimbalzo e chiudendo di fatto la strada ai ragazzi di Tom Izzo. In una gara dove non si può certo dire che a Butler non siano tremate le mani (30.6 % dal campo), a fare la differenza è stata la difesa dei Bulldogs, capaci di forzare 16 turnover a Michigan State e di recuperare 12 palloni, oltre a concedere ZERO punti in contropiede ai ragazzi di Tom Izzo. In uno stato come l'Indiana, dove le potenze cestistiche a livello collegiale si chiamano Indiana e Purdue, è la piccola Butler del giovanissimo (33 anni) coach Brad Stevens ad aver compiuto questo capolavoro. Grazie alla prestazione del già citato Hayward, ai 14 punti di Shelvin Mack, all'esiguo numero di palle perse (8), alla capacità di sfruttare i punti deboli dell'avversario. Per Michigan State, che ha avuto una buona prova da Lucious, da Green e - soprattutto - da Durrell Summers (14 punti e 10 rimbalzi), ha pesato, oltre all'assenza di Lucas, anche un Raymar Morgan limitato da problemi di falli e fermo a quota 4 punti. Ma il valore di Izzo e degli Spartans è fuor di discussione...
Duke Blue Devils (1)-West Virginia Mountaineers (2) 78-57
Avevamo detto che per certi versi questa sarebbe stata la vera finale del torneo 2010. Così è stato, ma solo in parte, nel senso che poi la vincitrice di questa semifinale si è effettivamente portata a casa il titolo NCAA 2010, ma non nel modo che un po' tutti avrebbero immaginato. I Blue Devils di un ritrovato Coach K contro West Virginia di un'altra vecchia volpe del basket collegiale, quel Bob Huggins che era già stato alle Final Four NCAA quando guidava Cincinnati, e che nel basket collegiale ha già collezionato la non trascurabile cifra di 670 vittorie. Se qui partita doveva esserci, però, onestamente non è che ce ne sia stata poi molta. Non solo per il +21 finale, di per sé già abbastanza eloquente, ma soprattutto per l'impressione che i Mountaineers non avessero reali antidoti contro Duke. Che infatti ha fatto un po' quello che ha voluto per buona parte della partita, tirando sopra il 50% sia da due sia da tre punti, perdendo solo 5 palloni e concedendo solo UN recupero agli avversari. Singler (21 punti e 9 rimbalzi), Scheyer (23 punti e 6 assist) e Smith (19 punti e 6 assist) sono stati oggettivamente più di quanto West Virginia avesse da opporre. Una prova di forza nella semifinale, ovvero il miglior biglietto da visita che si possa presentare per la partita che vale il titolo. Questo è quello che voleva Coach Krzyzewski, questo è quello che i suoi ragazzi gli hanno dato. Proprio in una stagione in cui, ad essere onesti, in pochi avevano pronosticato i Blue Devils in finale.
Duke Blue Devils (1)-Butler Bulldogs (5) 61-59
La favola di Cenerentola, anzi, come hanno detto da più parti negli States, la riedizione "dal vero" di Hoosiers, film di qualche anno fa per palati finissimi, è finita proprio sulla sirena. O meglio, sui due tentativi da tre di Gordon Hayward (qualcuno mi spieghi perché le fissazioni americane sul go-to-guy fanno decidere una gara ad un ragazzo che fino a quel momento era 2-9 dal campo, ve ne prego!) che avrebbero potuto regalare la vittoria ai Bulldogs, capaci di tenere viva la partita anche quando i ragazzi di Coach K erano scappati sul 60-55 con pochi secondi da giocare. In una partita dove il massimo vantaggio è stato di 6 punti, onore al coach Brad Stevens, a Hayward (per lui comunque 12 punti e 6 rimbalzi, migliore dei suoi in ambo le categorie), a Shelvin Mack, a Matt Howard, ad Avery Jukes, tutti in doppia cifra contro la corazzata Blue Devils. Che ha avuto 19 punti e 8 rimbalzi da Kyle Singler (MVP delle Final Four), 15 punti, 6 rimbalzi e 5 assist da Jon Scheyer, 13 punti da Nolan Smith e un contributo di grandissima sostanza da Brian Zoubek, a quota 8 punti e 10 rimbalzi. Butler ha tirato maluccio dal campo (poco sotto il 33%, contro il 41% di Duke), ma ha lottato fieramente fino all'ultimo, dimostrando di non essere inferiore alla squadra della Tobacco Road, che porta il titolo nuovamente in North Carolina, a pochi chilometri da dove era stato vinto lo scorso anno (da Chapel Hill a Durham sono meno di 20 km, fonte Google Maps). Ovviamente Coach K ha detto che delle OTTO (scusate se è poco) finali da lui disputate, questa è stata quella più sentita, quella con la squadra più forte eccetera. Di sicuro, è stata la più emozionante delle "sue" finali, e anche la vittoria più inaspettata delle quattro...
Butler Bulldogs (5)-Michigan State Spartans(5) 52-50
Avevamo detto che per Michigan State l'assenza del play titolare - nonché stella della squadra - Kalin Lucas, sarebbe potuta essere pesante in chiave Final Four. Il quasi omonimo Korie Lucious, a onor del vero, non ha demeritato, neanche quando nel finale ha fatto l'unica cosa che potesse fare dalla lunetta, ovvero segnare il primo libero e sbagliare intenzionalmente il secondo, sperando in un rimbalzo offensivo che potesse rimettere la gara in parità. E invece Gordon Hayward, miglior realizzatore della gara a quota 19, ha messo il sigillo alla gara prendendo il suo nono rimbalzo e chiudendo di fatto la strada ai ragazzi di Tom Izzo. In una gara dove non si può certo dire che a Butler non siano tremate le mani (30.6 % dal campo), a fare la differenza è stata la difesa dei Bulldogs, capaci di forzare 16 turnover a Michigan State e di recuperare 12 palloni, oltre a concedere ZERO punti in contropiede ai ragazzi di Tom Izzo. In uno stato come l'Indiana, dove le potenze cestistiche a livello collegiale si chiamano Indiana e Purdue, è la piccola Butler del giovanissimo (33 anni) coach Brad Stevens ad aver compiuto questo capolavoro. Grazie alla prestazione del già citato Hayward, ai 14 punti di Shelvin Mack, all'esiguo numero di palle perse (8), alla capacità di sfruttare i punti deboli dell'avversario. Per Michigan State, che ha avuto una buona prova da Lucious, da Green e - soprattutto - da Durrell Summers (14 punti e 10 rimbalzi), ha pesato, oltre all'assenza di Lucas, anche un Raymar Morgan limitato da problemi di falli e fermo a quota 4 punti. Ma il valore di Izzo e degli Spartans è fuor di discussione...
Duke Blue Devils (1)-West Virginia Mountaineers (2) 78-57
Avevamo detto che per certi versi questa sarebbe stata la vera finale del torneo 2010. Così è stato, ma solo in parte, nel senso che poi la vincitrice di questa semifinale si è effettivamente portata a casa il titolo NCAA 2010, ma non nel modo che un po' tutti avrebbero immaginato. I Blue Devils di un ritrovato Coach K contro West Virginia di un'altra vecchia volpe del basket collegiale, quel Bob Huggins che era già stato alle Final Four NCAA quando guidava Cincinnati, e che nel basket collegiale ha già collezionato la non trascurabile cifra di 670 vittorie. Se qui partita doveva esserci, però, onestamente non è che ce ne sia stata poi molta. Non solo per il +21 finale, di per sé già abbastanza eloquente, ma soprattutto per l'impressione che i Mountaineers non avessero reali antidoti contro Duke. Che infatti ha fatto un po' quello che ha voluto per buona parte della partita, tirando sopra il 50% sia da due sia da tre punti, perdendo solo 5 palloni e concedendo solo UN recupero agli avversari. Singler (21 punti e 9 rimbalzi), Scheyer (23 punti e 6 assist) e Smith (19 punti e 6 assist) sono stati oggettivamente più di quanto West Virginia avesse da opporre. Una prova di forza nella semifinale, ovvero il miglior biglietto da visita che si possa presentare per la partita che vale il titolo. Questo è quello che voleva Coach Krzyzewski, questo è quello che i suoi ragazzi gli hanno dato. Proprio in una stagione in cui, ad essere onesti, in pochi avevano pronosticato i Blue Devils in finale.
Duke Blue Devils (1)-Butler Bulldogs (5) 61-59
La favola di Cenerentola, anzi, come hanno detto da più parti negli States, la riedizione "dal vero" di Hoosiers, film di qualche anno fa per palati finissimi, è finita proprio sulla sirena. O meglio, sui due tentativi da tre di Gordon Hayward (qualcuno mi spieghi perché le fissazioni americane sul go-to-guy fanno decidere una gara ad un ragazzo che fino a quel momento era 2-9 dal campo, ve ne prego!) che avrebbero potuto regalare la vittoria ai Bulldogs, capaci di tenere viva la partita anche quando i ragazzi di Coach K erano scappati sul 60-55 con pochi secondi da giocare. In una partita dove il massimo vantaggio è stato di 6 punti, onore al coach Brad Stevens, a Hayward (per lui comunque 12 punti e 6 rimbalzi, migliore dei suoi in ambo le categorie), a Shelvin Mack, a Matt Howard, ad Avery Jukes, tutti in doppia cifra contro la corazzata Blue Devils. Che ha avuto 19 punti e 8 rimbalzi da Kyle Singler (MVP delle Final Four), 15 punti, 6 rimbalzi e 5 assist da Jon Scheyer, 13 punti da Nolan Smith e un contributo di grandissima sostanza da Brian Zoubek, a quota 8 punti e 10 rimbalzi. Butler ha tirato maluccio dal campo (poco sotto il 33%, contro il 41% di Duke), ma ha lottato fieramente fino all'ultimo, dimostrando di non essere inferiore alla squadra della Tobacco Road, che porta il titolo nuovamente in North Carolina, a pochi chilometri da dove era stato vinto lo scorso anno (da Chapel Hill a Durham sono meno di 20 km, fonte Google Maps). Ovviamente Coach K ha detto che delle OTTO (scusate se è poco) finali da lui disputate, questa è stata quella più sentita, quella con la squadra più forte eccetera. Di sicuro, è stata la più emozionante delle "sue" finali, e anche la vittoria più inaspettata delle quattro...
4 commenti:
Intanto scusa se non commento ma come sai benissimo sono un ignorantone totale in materia NCAA :)
Poi ho letto i tuoi articoli e oltre ad essere fatti bene mi hanno fatto capire che queste F4 non hanno prodotto grandissimi talenti o sbaglio?
Anche da quel che leggo in giro i migliori come talento sono quelli di Kentucky, scuola che non delude mai.
Ma Duke oltre alla solita organizzazione e all'enorme lavoro di coach K. ha dei talenti che potrebbero fare bene nella NBA?
No, in effetti non c'è moltissimo materiale da NBA, quest'anno. A parte John Wall, che alle final four non c'è arrivato, e secondo me anche Wes Johnson di Syracuse è un bel prospetto, anche se avrebbe ancora un anno di college e non è detto che non lo faccia.
John Wall è un play-guardia, tipo un Derrick Rose?
L'altro invece che ruolo è? Somiglianze con giocatori NBA?
John Wall è da molti paragonato a Derrick Rose, in effetti. Ma forse è un po' più play e un po' meno guardia. Wes Johnson è una specie di Shawn Marion, per capirsi... Se si dichiarano eleggibili, non sembrano male anche Cousins (sempre da Kentucky), ala forte, Turner (Ohio State), combo-guard, e secondo me anche lo stesso Motiejunas della Benetton
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