Lakers-Thunder: 4-2
Non ce ne vogliano i tifosi di Cleveland o Boston, ma almeno al primo turno, l'ovest è tutta un'altra cosa. I campioni in carica hanno dovuto sudare 7, o meglio 6 camicie per avere ragione dei giovani e sfrontati Thunder. Fatta eccezione per il primo match infatti si è trattato di una serie tiratissima. Kevin Durant può ormai essere considerato uno dei primissimi giocatori di questa lega, ma Scott Brooks, non a casa nominato miglior tecnico dell'anno, è riuscito a costruirgli attorno una squadra vera, fatta di atleti come Westbrook e Ibaka, capace di essere efficace sia nel gioco in transizione che in difesa, dove gente come Harden, Sefolosha e Krstic sono clienti scomodi per chiunque.
Fisher, si sa, è l'anello debole della difesa dei gialloviola, ma che Russel Westbrook fosse capace di attaccare il ferro sempre e comunque anche con di fronte due obelischi come Gasol e Bynum, beh, forse nemmeno coach Jackson lo aveva previsto. Ibaka a rimbalzo è stato decisivo nelle vittorie dei Thunder, così come Harden, che ha difeso bene su Kobe e ha avuto ottime percentuali al tiro da 3. Si è arrivati così a gara 5 sulla situazione di 2-2. Sarà che il clima losangelino invita tutti a prendersela comoda, ma i Lakers hanno deciso di svegliarsi solo quando sono stati costretti. Gara 5 li ha visti dominare dall'inizio alla fine: Bynum, Gasol e Odom hanno finalmente fatto valere il tremendo peso del reparto lunghi di LA, mentre la povera Oklahoma si è sciolta subito, abbandonata anche dal suo condottiero Durant. Gara 6 poteva sembrare una formalità, invece in casa loro OKC è tornata quella delle due vittorie. Durant e Westbrook hanno ritrovato i loro tiri, mentre il supporting cast è salito decisamente di tono. Grande equilibrio fino al terzo quarto quando Kobe è salito in cattedra mettendo a segno un paio di triple da tagliare le gambe. I Thunder non hanno mollato nemmeno sotto di 7 a 5 minuti dal termine, e anzi, sono riusciti a portarsi sul più 3 sul punteggio di 93-90. Un altro canestro pazzesco di Bryant dall'angolo in fade-away ha riportato il distacco ad un solo punto. Westbrook fallisce il canestro del +3, Kobe dall'altra parte prova a dare l'ultimo morso... ma stranamente sbaglia. Si va a gara 7? No, perché Gasol, senza canestri dal campo nel secondo tempo, prende il rimbalzo e infila il tap-in della vittoria con 0.5 decimi sul cronometro. I Lakers sono sempre i Lakers.
Utah-Denver: 4-2
I Jazz sono senza Kirilenko, fuori per tutta la stagione mentre le continue voci riguardo al contratto di Boozer non paiono il modo migliore per affrontare la post-season. Se aggiungiamo che in gara 1 Okur si rompe il tendine d'achille e Utah viene sconfitta abbastanza nettamente, in molti a Denver iniziavano già a pensare al secondo turno con i Lakers. In gara 2 però Derone Williams tira fuori una prova da 33 punti e 14 assist, supportato da un Boozer chirurgico dalla media distanza. Utah funziona come un orologio svizzero, con tutti gli effettivi capaci di dare qualcosa sia in attacco che in difesa. Denver, decisamente superiore quanto a talento rincorre per tutta la gara, ma nonostante un'altra grande prova di Anthony, tra l'altro penalizzato da alcuni fischi dubbi, non riesce a chiudere la rimonta. In gara 3 le cose non cambiano, anzi, Carmelo si intestardisce in giocate solitarie, e solo Billups riesce ad assecondarlo. Williams continua a spiegare basket, e vederlo dominare fisicamente e tecnicamente un avversario del calibro di Billups fa davvero impressione: ci perdoni il malconcio Paul, ma quando Derone è questo non ce n'è per nessuno. Nel dopogara il buon J.R. Smith scrive su twitter "Giocando da egoisti si perde", un chiaro riferimento all'atteggiamento di Anthony. Anthony dichiara invece di non poter vincere una serie da solo (curioso come lo stesso concetto assuma significati diversi!), mentre alla domanda di un giornalista riguardo ai problemi vicino a canestro della squadra del Colorado ribatte: "Stiamo perdendo con Fasenko. Ripeto, Fasenko". L'assenza di Karl, impegnato a lottare contro un tumore alla gola, si fa sentire e i Nuggets non trovano rimedio al gioco di squadra di Utah nemmeno in gara 4. Millsap, Fesenko (Carmelo nonostante la correzione del giornalista succitato ha continuato a chiamare così il buon Krilo, giocatore che meriterebbe un'intera rubrica) e soprattutto C.J. Miles continuano a giocare come meglio non potrebbero: significativo che un noto bacchettone come Sloan non abbia mai mosso una critica ai suoi giocatori in questa serie. Williams continua a viaggiare a 25 punti e 10 assist di media, e i 39 di Carmelo non servono. In gara 5 finalmente Melo e Billups riescono a coinvolgere anche i compagni e alla fine saranno fondamentali i punti di Martin e J.R. Smith. Quest'ultimo mette a segno un paio di triple irreali da 8 metri che risulteranno decisive. Derone gioca un'altra gara mostruosa, 34 punti e 9 assist, ma non basta: si torna a Salt Lake City per il secondo match ball. E' quello giusto anche se Joey Graham prima (stupiti quanto voi vi confermiamo, sì, l'ex di Toronto), Billups e i falli di Williams poi sembrano portare la gara in direzione di Denver. Nel quarto periodo il solito numero 8, un Boozer da 22 punti e 20 rimbalzi e il solito meraviglioso collettivo dei Jazz assicurano la vittoria e la serie ai ragazzi di Sloan.
Phoenix-Portland: 4-2
Qualsiasi formazione sportiva, dal curling al calcio, prima di dare la colpa alla sfortuna per una sconfitta dovrebbe parlare un paio di minuti con coach McMillan. I Blazers arrivavano a questa serie senza il centro titolare (Oden), il centro di riserva (Pryzbilla) e senza il loro giocatore franchigia Brandon Roy, operato al menisco proprio il giorno dell'inizio della serie. Beh, i ragazzi dell'Oregon sono riusciti a strappare si Suns la prima gara, giocata a Phoenix. Grande prova di Andre Miller, che ha messo a segno 31 punti guidando i suoi anche in difesa. Spettacolari le prove di Webster e Batum, che hanno limitato gli esterni dei Suns anche a costo di lasciare punti facili a Nash. Le successive due gare però i Suns alzano il livello di intensità e le percentuali da dietro l'arco salgono di conseguenza. Straordinarie le prove di Richardson e di Grant Hill, giocatore che alle soglie dei 40 anni e con mezza caviglia continua a supire e a risultare decisivo con le sue giocate offensive e difensive. Ottimo l'apporto di Dudley e Frye, mentre di Nash e Stoudemire non parliamo. I soliti mostri. In gara 4 i Blazers tentano la "carta Willis Reed"; no, non hanno tesserato l'ex capitano dei Knicks campioni NBA, ma decidono di rimettere in campo Brandon Roy dopo solo 8 giorni dall'operazione al ginocchio. Naturalmente il suo impatto è più emotivo che altro (anche se ne mette 10 su una gamba sola, di cui due nel parziale decisivo del quarto periodo), ma sembra fare effetto sui compagni, che soprattutto in difesa tornano a salire di tono. Nash non riesce ad innescare come al solito i compagni, che non trovano il ritmo giusto da dietro l'arco e nonostante un grande Stoudemire la gara la vince Portland. Gara 5 è forse il match in cui i Suns riescono finalmente a girare la serie dalla loro parte. Tra secondo e terzo quarto Nash e soci mettono a segno quasi 60 punti, scavando un solco di 20 lunghezze che si porteranno appresso fino alla fine del match. Gara 6 è quasi una sfida di tiro tra Richardson e Fernandez. Roy non è quello vero, Stoudemire è troppo atletico per Camby e Juwan Howard , mentre la panchina dei Suns pare troppo più lunga ed efficace di quella dei Blazers. Dudley torna il tiratore quasi infallibile della stagione regolare e i Suns conquistano così la serie.
San Antonio-Dallas:4-2
"La serie" per eccellenza di questo primo turno. Per i contenuti tecnici e il tasso di talento in campo sarebbe potuta essere senza problemi la finale di conference, come in effetti è stata qualche stagione fa. Gli Spurs sono probabilmente alla loro ultima occasione di tentare l'assalto al titolo. Duncan non è più quello di un tempo, e soprattutto in difesa non pare più decisivo. Parker non è lo stesso da quando è tornato dall'infortunio, Hill non dà le garanzie difensive di Bowen, McDyess è più vicino ai 40 che ai 30, mentre Jefferson non è sembrato nemmeno il fratello di quello dei Nets. Ginobili... no, lui è sempre Ginobili, quello vero. I Mavs hanno rischiato fino alla fine di soffiare il primo posto ai Lakers, hanno un roster profondissimo e sono in fiducia, avendo battuto più volte gli "Speroni" in stagione regolare. Gara 1 in effetti tiene fede alle aspettative, anche se per avere la meglio degli Spurs ci vuole un Nowitzki quasi irreale al tiro. Coach Popovich, a cui non è piaciuta la prova di alcuni suoi giocatori, Jefferson in primis, non le manda certo a dire: "Alcuni miei giocatori hanno giocato come cani". I cani non se la prendono e anzi, oltre al solito fantastico Ginobili è proprio Jefferson a fare la differenza nel primo tempo di gara 2. Gli Spurs sono spettacolari in difesa, con Duncan che sembra tornato quello di 5 stagioni fa, sia in difesa che in attacco. Jefferson è un canguro a rimbalzo, mentre Hill sembra sempre più un giocatore vero. McDyess mette tre o quattro importanti canestri dalla media, così come Bonner da dietro l'arco. Nowitzki non trova la via del canestro, Kidd non riesce ad accendere i suoi e solo Butler prova a resistere, ma è inutile. In gara 3 ci si aspetta la reazione dei Mavs, e nonostante l'avvio equilibrato sul finire del secondo quarto Nowitzki riesce a scavare un piccolo margine, che diventa di 8 punti nel terzo. Ecco che però la vera stella della serie riprende in mano le redini della partita: Duncan? Nossignori, è Manu Ginobili, che capendo di non essere in serata smette i panni del realizzatore e indossa quelli del playmaker, regalando 7 assist decisivi e giocate difensive fondamentali alla rimonta dei suoi. Piccolo particolare, El Contusion si procura una frattura al naso difendendo su Nowitzki nel terzo periodo, ma dopo 5 minuti di pausa rientra, gioca fino alla fine penetrando e difendendo come nulla fosse. Come si fa a non amarlo? Grande prova di Duncan nel quarto periodo, supportato dal solito Parker e dai meno attesi, ma solo per chi non li conosce, Hill e McDyess. Gara 4 è forse l'ultima chiamata per i Mavs, che hanno assolutamente bisogno di una vittoria per riconquistare il fattore campo. Ginobili è regolarmente in campo nonostante il naso rotto, "protetto" solo da un cerotto ed una leggera protezione in plastica rigida. E' la gara più fisica di una serie in cui ce le si è date di santa ragione in ogni gara. Il simpatico Najera, tanto per testare la fasciatura di Manu cerca di staccargli il collo con un colpo degno di un wrestler (espulso), mentre Jefferson abbassa il passaggio a livello sul naso di Nowitzki (tutto normale...). Gara tiratissima, con i Mavs a inseguire e gli Spurs a difendere il margine che si sono creati nel primo tempo. Con Dallas a solo 3 punti, e con 1 minuto sul cronometro, indovinate chi che infila la tripla decisiva e poi chiude la gara dalla lunetta? Sempre lui, quello col 20 e il cerottone. In gara 5 i Mavs hanno una reazione d'orgoglio con Butler, il migliore dei suoi assieme a Nowitzki e Terry per tutta la serie, a guidare l'offensiva degli stalloni. Kidd finalmente riesce a far correre i suoi e la musica cambia. Najera per coerenza rifila un ceffone a Parker che lo lascia tramortito a terra per 2 minuti. Non c'è amore tra queste due squadre, si sapeva. C'è però gara 6 da giocare a San Antonio, e gli Spurs sono soliti non farsi sfuggire queste occasioni. Avvio talmente perfetto da risultare imbarazzante. 22-8 di parziale con Nowitzki che non riesce ad infilare un canestro che sia uno e i Mavs che paiono schiacciati dalla pressione. Si arriva all'intervallo con l'impressione che solo San Antonio possa rimettere in partita i Mavs, abbandonati anche dal tedesco. Nella ripresa invece Nowitzki si ricorda di essere un campione e assistito da Butler orchestra l'incredibile rimonta, fino ad arrivare al sorpasso al termine del quarto. Nel quarto periodo si decide la serie. Ginobili continua a regalare magie, Duncan difende come ai bei tempi, ma la vera chiave e George Hill, già decisivo in gara 4, che con i suoi canestri dall'angolo mette ko la difesa di Carlisle. San Antonio elimina i Mavericks e a Los Angeles come a Cleveland e a Boston le sopracciglia si aggrottano e i sospiri si sprecano. "Oh, no, di nuovo loro..."
1 commento:
condivisibile in toto: se devo dire chi è stata la vera sorpresa di questo primo turno, non posso che dire Utah.
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