Dopo un torneo decisamente allucinante, dove tanti pronostici sono saltati ad ogni turno, siamo dunque arrivati all'atto finale. E ci siamo arrivati in un modo un po' insolito: le due semifinali, infatti, mettevano di fronte due grandi del basket collegiale da una parte (Kentucky vs. Connecticut) e due Cinderellas dall'altra (VCU e Butler). Questo in un certo senso ha sparigliato un po' le carte, perché si sapeva già da prima di cominciare che ci sarebbe stata una finale dove i favori del pronostico sarebbero stati tutti da una parte, e di conseguenza anche la pressione psicologica sarebbe andata tutta sulle spalle di una squadra. Vediamo dunque come sono andate le tre partite che hanno concluso la stagione della pallacanestro universitaria.
Connecticut Huskies-Kentucky Wildcats 56-55
Quella che per molti versi era una finale anticipata non ha tradito le attese. La sfida tra i ragazzini terribili di John Calipari e il collaudato gruppo di Jim Calhoun è stata una gara mozzafiato. A spuntarla alla fine è stata UConn, grazie ai 18+6+7 di Kemba Walker, ai 12+9 di Jeremy Lamb e agli 8+10 di Alex Oriakhi, ma soprattutto ad una difesa tenacissima, capace di concedere a UK un misero 34% dal campo (contro il 47% degli Huskies). Non bastano ai Wildcats gli 11 punti con 15 rimbalzi di Terrence Jones e i 17 punti di un impreciso (6-23 dal campo) Brandon Knight. Per coach Calipari è la terza delusione in tre Final Four con tre università diverse, vedremo cosa accadrà alla quarta. Quello che è successo stavolta è stata una gara punto a punto fino a 5 minuti dal termine, quando il 6-0 messo in piedi da Walker, Oriakhi e Napier ha sancito lo strappo definitivo, quello dal quale Kentucky non è stata in grado di rientrare, nonostante la tripla di Liggins avesse dimezzato lo svantaggio. Così UK, che tornava alle Final Four dopo 13 anni di assenza, deve capitolare, nonostante l'inutile tripla di Knight, che suona un po' come una beffa ulteriore.
Butler Bulldogs - VCU Rams 70-62
Se dobbiamo trovare un fattore che abbia fatto la differenza, tra le due sorprese del basket collegiale, sicuramente sono stati i rimbalzi: 48 per i Bulldogs contro i soli 32 di VCU. E così per i ragazzi del "coach con una vita davanti", Brad Stevens, c'è un'altra possibilità di entrare nella storia del basket collegiale dalla porta principale. Per i Bulldogs, prova maiuscola del solito Shelvin Mack,.autore di 24 punti con 8-11 dal campo, a cui si aggiungono i 17 con 8 rimbalzi (e 11-12 ai liberi) di "the next mr. Clutch" Matt Howard, anche se questa volta il titolo di "eroe di giornata" va probabilmente a Zach Hahn, che ha segnato tutti e otto i suoi punti in apertura di secondo tempo, ovvero nel momento in cui VCU sembrava avere tutta l'intenzione di ribaltare le sorti della gara, dopo aver chiuso il primo tempo sotto di 6 lunghezze (28-34) e aver aperto la seconda frazione con un parziale di 7-0. Quando i canestri di Skeen e Rozzell parevano poter indirizzare la gara in direzione Rams, Hahn ha tenuto a galla i suoi con due triple e un canestro da due, capace di riportare sotto i suoi, prima degli otto punti consecutivi di Mack che hanno sancito lo strappo decisivo per l'esito dell'incontro. Per VCU, bene Jamie Skeen (27 per lui, top scorer dell'incontro) e Bradford Burgess (15+9), maluccio tutto il resto, a cominciare da Joey Rodriguez, che chiude la sua carriera collegiale con soli 3 punti (1-8 dal campo), solo in parte bilanciati dagli otto assist.
Connecticut Huskies - Butler Bulldogs 53-41
Una gara che non ti saresti mai aspettato, da Butler. Proprio quando si cominciava a pensare che dieci vittorie in due anni di tornei NCAA non possono essere un caso; proprio quando stava diventando idea comune che ci fosse una sorta di "giustizia divina" nelle cose che riguardano la pallacanestro collegiale, quando la tripla di Stigall aveva spinto i Bulldogs sul +6 (25-19) in apertura di secondo tempo; proprio in quel momento, il giocattolo-Butler si è inceppato. Piantato del tutto, come un motore grippato. Come spiegare altrimenti i soli 16 punti segnati nei restanti 19'40"? Come spiegare l'1-13 dal campo di Matt Howard? Certo, Connecticut ha messo in mostra una difesa superlativa, costringendo Butler ad un ridicolo 19% dal campo (nuovo record negativo di una Finale NCAA nell'era dei 35 secondi), e ha saputo rispondere alla concretezza messa in campo dai Bulldogs nei primi 20 minuti e 20 secondi di gara con un parziale di 22-3 che avrebbe fatto impallidire chiunque, ma resta la sensazione che Butler non abbia espresso tutto il suo potenziale proprio nella gara più importante della sua storia. Shelvin Mack ha collezionato 13 punti, unico dei suoi in doppia cifra, tirando 4-15 dal campo. Di Howard abbiamo detto, e tutti gli altri Bulldogs più o meno si sono attestati sui medesimi livelli. Così nessuno si è accorto che gli Huskies non hanno segnato dal campo negli ultimi 5 minuti, e Kemba Walker (16 punti e 9 rimbalzi per lui) si è potuto portare a casa il titolo di MVP delle Final Four nonostante abbia tirato complessivamente con il 32% nelle due gare vinte dai ragazzi di coach Calhoun, al suo terzo successo con Connecticut in 12 anni, roba che lo colloca nell'Olimpo dei grandi della NCAA (al pari del celeberrimo Bob Knight, per dire), e che zittisce almeno per qualche mese tutti gli scettici circa il reale valore della Big East Conference. Alex Oriakhi, probabilmente il vero MVP delle Final Four e sicuramente di questa finale, si consola con il tweet di stima di Dwyane Wade: mica male, come biglietto da visita. Prossima fermata, la NBA?
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