Archiviata un'edizione dei playoff in cui quasi niente di quello che era scritto è sembrato avverarsi, soprattutto ad Est, ieri notte ha avuto inizio l'atto finale della stagione NBA, le Finals. Un po' come quando per Alex di Jack Frusciante arriva giugno: è il mese della resa dei conti, il mese dove le emozioni sono più forti, dove tutti i nodi vengono al pettine.
Di tutti i protagonisti annunciati, dai Celtics che cercavano il Back-to-back, a LeBron James che cercava la definitiva consacrazione, a Dwyane Wade che cercava di tornare al top con gli Heat, alla fine, l'unico che ha saputo restare al top è stato quel signore a cui ancora nessuno, anche per quest'anno, è riuscito a sfilare lo scettro di vero numero uno della Lega, al di là delle antipatie, al di là degli awards di giornalisti e sponsor: mr. Kobe Bryant. I Lakers sono in finale, da favoriti. Il che, se parametrato con le aspettative di inizio stagione, dove si partiva da una finale persa 4-2 contro La Rediviva Boston, significa "missione compiuta". In questa sede merita tuttavia un elogio grande così Chauncey Billups, che ha visto affondare al primo turno i suoi ex compagni di squadra in un 4-0 contro i Cavs mentre lui prendeva per mano i Denver Nuggets e li portava dove non arrivavano da tanto, tantissimo tempo, alle finali di Conference, dove lui invece è presente ininterrottamente dal 2003. Chapeau. Ma torniamo a noi.
Ora, per entrare un secondo nel "fatto agonistico", le cose da rilevare sono sostanzialmente queste: che il Black Mamba di cui sopra fosse in effetti immarcabile per i Magic, lo si poteva immaginare, e infatti il suo fatturato parla di 40 punti con 8 rimbalzi e altrettanti assist. Quello che magari era più difficile da immaginare a priori era che Orlando arrivasse alle Finals con le polveri bagnate, bagnatissime, nonostante il rientro di Jameer Nelson: tirando sotto il 30% dal campo si perde 4-0, contro questi Lakers qua. Peraltro, se in una squadra hai Dwight Howard e prendi 14 rimbalzi in meno dei tuoi avversari, beh, anche questo è un problema non di poco conto. In effetti, a coach Van Gundy giravano a velocità vorticosa, su quest'aspetto, tanto da evidenziarlo anche in conferenza stampa. Peraltro, i Magic che sono arrivati in finale meritatamente, giocando da squadra, hanno subito non solo il sopracitato Bryant (e va bè, direbbe uno), ma anche il "collettivo LA", con cinque giocatori tra i 9 e i 16 punti (Gasol, Odom, Fisher, Bynum e Walton). E dire che il primo quarto e l'inizio del secondo avevano illuso un po' tutti i tifosi dei Magic, con Orlando capace di chiudere i primi 12 minuti sul +2 ed arrivare al + 5 più volte in apertura di seconda frazione. Ed è stato lì che il sonnecchiante KB24 è salito in cattedra e ha sentito l'odore del sangue. Sul 33-28 Magic, con 8'32" da giocare, LA chiama time out. Kobe ha fino a quel momento 6 punti e 2 assist. I Lakers rientrano sul parquet e piazzano un 10-0 quasi tutto di marca Bryant (6 punti e un assist per Walton, oltre a due rimbalzi). I Magic non avrebbero più messo il naso avanti, mr. Black Mamba non si sarebbe più fermato.
Ora, per entrare un secondo nel "fatto agonistico", le cose da rilevare sono sostanzialmente queste: che il Black Mamba di cui sopra fosse in effetti immarcabile per i Magic, lo si poteva immaginare, e infatti il suo fatturato parla di 40 punti con 8 rimbalzi e altrettanti assist. Quello che magari era più difficile da immaginare a priori era che Orlando arrivasse alle Finals con le polveri bagnate, bagnatissime, nonostante il rientro di Jameer Nelson: tirando sotto il 30% dal campo si perde 4-0, contro questi Lakers qua. Peraltro, se in una squadra hai Dwight Howard e prendi 14 rimbalzi in meno dei tuoi avversari, beh, anche questo è un problema non di poco conto. In effetti, a coach Van Gundy giravano a velocità vorticosa, su quest'aspetto, tanto da evidenziarlo anche in conferenza stampa. Peraltro, i Magic che sono arrivati in finale meritatamente, giocando da squadra, hanno subito non solo il sopracitato Bryant (e va bè, direbbe uno), ma anche il "collettivo LA", con cinque giocatori tra i 9 e i 16 punti (Gasol, Odom, Fisher, Bynum e Walton). E dire che il primo quarto e l'inizio del secondo avevano illuso un po' tutti i tifosi dei Magic, con Orlando capace di chiudere i primi 12 minuti sul +2 ed arrivare al + 5 più volte in apertura di seconda frazione. Ed è stato lì che il sonnecchiante KB24 è salito in cattedra e ha sentito l'odore del sangue. Sul 33-28 Magic, con 8'32" da giocare, LA chiama time out. Kobe ha fino a quel momento 6 punti e 2 assist. I Lakers rientrano sul parquet e piazzano un 10-0 quasi tutto di marca Bryant (6 punti e un assist per Walton, oltre a due rimbalzi). I Magic non avrebbero più messo il naso avanti, mr. Black Mamba non si sarebbe più fermato.
Se ne riparla in gara-2, perché i Magic non potranno essere così brutti per tutta la serie e perché i Lakers non sono una squadra capace di grande costanza. Però, il primo sangue è del 24, con buona pace di chi non si arrende al fatto che sia lui il numero 1 del dopo-Jordan.
1 commento:
Concordo praticamente su tutto - per la serie dico LA in sei gare - ma per il più forte del dopo MJ voto Lebron...KB è ancora più decisivo nei momenti hot ma come talento assoluto vado con "LeShot" James.
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