Meglio di così non si poteva, chiaramente se siete tifosi degli Orlando Magic. Perché è successo che i Magic sono riusciti a fare bene praticamente tutto quello che nelle prime due partite non era riuscito loro: hanno tirato con percentuali alte dal campo (62.5%, che tra l'altro è un record per una finale NBA), hanno alternato efficacemente il gioco sotto canestro (Howard 21 e 14 rimbalzi, Turkoglu 18) a quello sugli esterni (20 punti con 8-12 dal campo per Skip to my Lou, al secolo Rafer Alston), hanno battuto i gialloviola sia a rimbalzo che nel rapporto recuperi-palle perse. Ora, se dopo tutto questo popò di roba, i Magic l'hanno spuntata solo nel finale, mettendo la partita in ghiacciaia praticamente a due decimi di secondo dalla sirena dell'ultimo quarto, ci sono almeno due cose che saltano all'occhio.
La prima è che anche i Lakers hanno fatto anche loro un partitone. Per la terza volta sopra i 100 punti in tre gare di finale,Bryant e Gasol efficacissimi in attacco, una buona prova anche da Odom, Fisher, Farmar e Ariza, che però deve smetterla di pensare di essere un tiratore da tre. La seconda, che è la logica conseguenza della prima, è che LA è una squadra tosta, tostissima, perché con qualche scelta più oculata offensivamente forse saremmo qui a parlare di serie ormai compromessa. In ogni caso, stavolta sono i Magic ad aver compiuto la missione, e ad aver ribaltato alcuni dettami fin qui emersi dalle due gare losangeline: ora sono i Lakers a dover registrare la difesa, a dover lottare di più a rimbalzo (se Gasol e Bynum ne totalizzano 7 in due anche nelle prossime uscite, non c'è speranza, caro coach Zen), e in entrambi i casi c'è un disperato bisogno di Baby Bynum, sin qui quasi ininfluente nella serie. C'è da aspettarsi un Kobe in versione "giorni migliori" in almeno una delle due gare che restano in Florida. Del resto, è proprio in Florida che è successo l'unico "semi-miracolo" delle NBA Finals in formato 2-3-2, ovvero vincere il titolo dopo aver perso le prime due gare, anche se non dei Magic stiamo parlando ma dei Miami Heat versione 2006, tutt'altra squadra a livello di esperienza nel roster, e - impressione personale di chi scrive - anche a livello di talento. Oggi come oggi, l'ago della bilancia pende talmente tanto a favore dei Lakers che solo loro possono perdere questo titolo. Ma in fondo, dopo le prime due gare, si diceva lo stesso dei Dallas Mavericks.
La prima è che anche i Lakers hanno fatto anche loro un partitone. Per la terza volta sopra i 100 punti in tre gare di finale,Bryant e Gasol efficacissimi in attacco, una buona prova anche da Odom, Fisher, Farmar e Ariza, che però deve smetterla di pensare di essere un tiratore da tre. La seconda, che è la logica conseguenza della prima, è che LA è una squadra tosta, tostissima, perché con qualche scelta più oculata offensivamente forse saremmo qui a parlare di serie ormai compromessa. In ogni caso, stavolta sono i Magic ad aver compiuto la missione, e ad aver ribaltato alcuni dettami fin qui emersi dalle due gare losangeline: ora sono i Lakers a dover registrare la difesa, a dover lottare di più a rimbalzo (se Gasol e Bynum ne totalizzano 7 in due anche nelle prossime uscite, non c'è speranza, caro coach Zen), e in entrambi i casi c'è un disperato bisogno di Baby Bynum, sin qui quasi ininfluente nella serie. C'è da aspettarsi un Kobe in versione "giorni migliori" in almeno una delle due gare che restano in Florida. Del resto, è proprio in Florida che è successo l'unico "semi-miracolo" delle NBA Finals in formato 2-3-2, ovvero vincere il titolo dopo aver perso le prime due gare, anche se non dei Magic stiamo parlando ma dei Miami Heat versione 2006, tutt'altra squadra a livello di esperienza nel roster, e - impressione personale di chi scrive - anche a livello di talento. Oggi come oggi, l'ago della bilancia pende talmente tanto a favore dei Lakers che solo loro possono perdere questo titolo. Ma in fondo, dopo le prime due gare, si diceva lo stesso dei Dallas Mavericks.
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