Ecco, a questo punto possiamo affermarlo con convinzione. Questa serie delle Finals ha un padrone, e sono i Los Angeles Lakers. Andando a vincere gara-4 in Florida, i gialloviola si sono procurati 3 match-point, dei quali gli ultimi due casalinghi, che è obiettivamente la miglior situazione nella quale si sarebbero potuti trovare dopo quattro partite di finale, contro questi Magic. Che peraltro, in gara 4 hanno palesato nuovamente quei difetti di intensità e inesperienza dai quali per ovvi motivi non possono liberarsi da un giorno all'altro, per di più contro una squadra scafata come questi Lakers. Inesperienza, innanzitutto: sull'87-84 con 11 secondi da giocare alla fine del terzo quarto, Dwight Howard ha fatto 0-2 ai liberi, e nell'azione successiva i Magic non hanno fatto fallo per mandare qualcuno dei Lakers in lunetta, ma hanno permesso a Fisher di segnare la tripla del pareggio. Inoltre, stavolta è stato il francese Mickael Pietrus a sbagliare il tiro che avrebbe potuto dare la vittoria a Orlando e pareggiare la serie. Nell'overtime, poi, dopo la tripla di Rashard Lewis in apertura, i Magic hanno totalizzato UN punto in 4'34", e i Lakers si sono portati a casa la seconda partita che avrebbero potuto anche perdere in questa serie. Dopo gara-1, in effetti, regna un buon equilibrio, in questa serie, ma è un equilibrio che i losangelini girano quasi sempre a loro favore grazie alle giocate dei loro uomini migliori. Non è un caso, infatti, se Bryant (32 punti e 8 assist), dopo aver tirato maluccio nei tempi regolamentari (9-26) ha aggiustato la mira nell'overtime, segnando i primi due canestri dei Lakers, quelli che li hanno riportati avanti proprio dopo la tripla di Lewis. Non è un caso neanche che gli altri otto punti gialloviola vengano da Fisher e Gasol. Nelle finali NBA, si sa, a fare la differenza sono spesso le piccole cose. Come, e non è la prima volta, il rapporto tra recuperi e palle perse, impietoso per i Magic: LA 8-7, Orlando 4-17. E queste piccole cose, spesso, vanificano il gran lavoro dei singoli. Come Dwight Howard, responsabile di 7 dei 17 turnover biancoblu, ma anche protagonista di una gara su livelli mostruosi, con 16 punti, 21 rimbalzi e 9 stoppate. O come Turkoglu, 25 punti con 8-13 dal campo, compresi i canestri che avevano illuso la Amway Arena portando i Magic sull'87-82 con un minuto e mezzo da giocare. Sulla sponda Lakers, invece, oltre ai 32 di Kobe, ce ne sono 16 a testa di Ariza e Gasol (di cui, come detto, 5 nell'overtime, dove si è anche beccato un fallo antisportivo da Pietrus, che onestamente meriterebbe la squalifica per gara-5), 12 da Fisher, che dopo aver fatto 0-5 da tre nei primi 47 minuti e mezzo di gara, ha deciso di mettere la prima tripla della sua partita a meno di 5 secondi dalla sirena, e la seconda nei supplementari. I Lakers hanno poi tenuto botta a rimbalzo, nonostante Superman (39-41 il confronto sotto i tabelloni), grazie ai 10 di Gasol, ai 9 di Ariza, ai 7 di Bryant e ai 5 di Odom (per lui anche 9 punti), che hanno in qualche modo supplito all'inconsistenza di Baby Bynum in queste finali, in chiara difficoltà nel cercare anche solo di limitare Dwight Howard. Per Andrew, che ha sin qui 6 punti e 4 rimbalzi di media nelle Finals, solo 15 minuti in campo e 5 falli spesi. Ma i Lakers sono una squadra, e lo stanno dimostrando proprio contro i Magic, che hanno fatto del gioco di squadra la loro ragion d'essere, e soprattutto il motivo per cui sono arrivati alle finali. Nonostante non riescano a superare i gialloviola, ma onestamente non si può fargliene una colpa.
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