martedì, maggio 31, 2016

Eurolega 2016: considerazioni sparse e poco attuali



Partiamo dalle cose facili facili. Il meccanismo delle Final Four, per esempio.  Semifinali il 13 maggio in gara secca. Finale (e finale inutilissima per il 3° e 4° posto, che ha un senso giusto per le competizioni dove si assegna la medaglia di bronzo: vi prego, abolitela) il 15 maggio, sempre in gara secca. Una meraviglia agli occhi di chi scrive.
C'erano uno spagnolo, un turco e un russo. Anzi due.

Le semifinali di cui sopra si sono disputate tra il Saski Baskonia del redivivo Ioannis Bourousis, miglior rimbalzista del torneo, e il Fenerbahce di coach Zelimir Obradovic - e si, di Gigi Datome, tanto per accontentare quella fetta di persone che cercano sempre il "pezzettino d'Italia" nelle finali di qualsivoglia sport - da una parte, mentre dall'altra c'è stato un inedito Derby Di Grande Madre Russia. Oddio, la sfida tra il Lokomotiv Kuban, di stanza a Krasnodar, e il CSKA Mosca, peraltro, ci obbliga ad interrogarci sulla portata geografica della parola "derby", stante che la distanza tra Mosca e Krasnodar è praticamente identica a quella che intercorre tra Aosta e Catanzaro, per dire.
Apriamo e chiudiamo rapidissimamente una parentesi:  nella terna arbitrale della finale c'era anche Gigi Lamonica, designato nonostante la presenza di Datome nel Fener. I tentativi di fare polemica ci sono stati, seppur blandi e seppur non diretti esclusivamente al fischietto italiano. Speriamo ingenuamente che la questione-polemiche-arbitrali non prenda troppo campo anche nel basket, ecco.
Alla fine, l'ha spuntata il CSKA di Dimitris Itoudis.  CSKA che torna ad alzare il trofeo dopo la vittoria del 2008 targata Ettore Messina (giuro, non è intenzione dell'estensore del pezzo fare dello spirito patriottico, è solo una coincidenza. Ma su Messina e Obradovic ci torniamo brevemente più avanti), dopo aver perso la finale 2009 (di 2, dopo una bella rimonta nell'ultimo quarto), la finale 2012 (di 1, dopo essere stato avanti di 19, con un canestro di Printezis che ciao)



 e aver rischiato seriamente di perdere anche questa (avanti di 21 a inizio terzo quarto, trascinati all'overtime dal Fener).  E tuttavia, il personaggio per antonomasia è ancora una volta Obradovic, perché il fatto che abbia perso la sua seconda finale (su 10 disputate) fa notizia quasi quanto il ritorno alla vittoria dei moscoviti, la settima, scusate del poco.

Aver guardato queste quattro partite, magari facendo il paragone con una partita di playoff della serie A nostrana ci fa capire alcune cose.  Essenzialmente, il fatto che oggi, anno di grazia 2016, per essere competitivi a questo livello ci sono due modi:  avere un roster quasi da NBA - e questo è il caso del Fenerbahce e del CSKA - oppure avere una chimica di squadra prossima alla perfezione unita alla presenza di ottimi giocatori, anche se magari non campionissimi, così come è successo alle altre due partecipanti al Gran Ballo Finale. Anche nel basket, insomma, così come nel calcio, si è venuto a creare un gap tecnico che spiega come un'impietosa prova del nove il perché l'ultima Eurolega l'abbiamo vinta nel 2001 - quando per l’appunto la Virtus Bologna era quasi una squadra NBA - l'ultima finale l'abbiamo persa nel 2004 e negli ultimi 10 anni abbiamo totalizzato due terzi posti e fine della musica.
Zelimir Obradovic o della mancanza di appeal mediatico, magari.

Mi è capitato di assistere a dei colloqui di lavoro dalla parte dell'esaminatore. È un'esperienza che tutti dovrebbero fare, almeno una volta nella vita, perché ti fa capire come mai, da una certa età in poi, le cose semplicemente smettono di andare come vorresti, e a volte anche come dovrebbero.  E - per traslato - che Voltaire aveva ragione, quando scrisse "Candido" per dileggiare il concetto secondo il quale viviamo nel migliore dei mondi possibili. Applicando questo discorso, meno slegato dal basket di quanto si potrebbe pensare, a Obradovic, risulta abbastanza evidente come Zeljko, o Zele che dir si voglia, abbia dei problemi nell'avere successo ai colloqui di lavoro.  Ha un palmarès da allenatore che parla per lui, eppure - per dire - in NBA non se lo fila nessuno.  Fate conto che vi arrivi il suo CV sul tavolo e dobbiate scegliere qualcuno per allenare la vostra franchigia.  Ecco, nel curriculum di questo signore serbo nato nel 1960 c'è scritto che ha 25 anni di esperienza come allenatore, nel corso dei quali ha vinto 8 volte l'Eurolega arrivando altre 7 volte almeno in semifinale; ha vinto 2 coppe Saporta, 13 scudetti (ed è in corsa per fare 14), 9 coppe nazionali.  Più le medaglie con la nazionale, e con un anno sabbatico di mezzo.  Poi capita che si liberano dei posti in NBA e scelgano gente tipo Kenny Atkinson o Michael Malone.  E allora magari tu ti fai delle domande, cioè, io almeno me le sono fatte:  cosa c'è che non va in Zele Obradovic, in una Lega che ha dato una chance a David Blatt (defenestrato in fretta e furia per far spazio a Tyronn Lue, anche qui ci sarebbe da dire, ma aspettiamo la fine della stagione), e che presto magari ne darà una a Ettore Messina, due che hanno un curriculum di tutto rispetto ma comunque inferiore a quello del serbo? E che risposte mi sono dato?

Il primo moto, ovviamente, è quello di dire che boh, questi son tutti pazzi, come fanno a non accorgersi di quello che sta combinando questo tizio? Poi scatta la fase del voler trovare motivazioni a tutti i costi, e allora quello che viene da dire è che magari Obradovic ha come unico problema il fatto di essere, anche solo a pelle, meno "mediaticamente spendibile" rispetto ai due sopra citati.  Anche se magari Messina lo considera un po' la sua bestia nera, anche se Blatt ha vinto parecchio meno di lui. Certo, Obradovic non è umile ("Allenare nella Nba? Ci sono state alcune voci, un paio di squadre hanno parlato con il mio agente. Qualcuno voleva 'intervistarmi' come dicono loro, ho detto che io le interviste le faccio con i giornalisti... Se vogliono parlare con me, per prima cosa devono venire qui. E in secondo luogo, se qualcuno mi vuole, sa tutto di me. Quindi, di cosa dobbiamo parlare?"). Certo, ha una faccia meno "pulita" degli altri due. Certo, magari prenderebbe un voto più basso all'orale di inglese.  Che a questo punto, molto probabilmente, non è disposto a cambiare, a snaturarsi, e non sarebbe neanche giusto chiederglielo.  Ma sono seriamente motivi per dire che questo signore serbo non meriterebbe una chance nella Lega? Secondo i nostri standard magari no, ma la NBA, si sa, è innanzitutto "vendere al meglio un prodotto".  E probabilmente, quelli che sfogliano i CV pensano che Zeljko non faccia al caso loro per motivi puramente extracestistici.
Gone with the wind.

La morale di tutta la vicenda può essere riassunta usando tre frasi di "Via col vento" di quelle che tornano sempre buone per queste occasioni, e sono le seguenti.
Se lo chiedete a un addetto ai lavori, se Obradovic prima o poi riuscirà a farsi assumere dall'altra parte dell'Atlantico, la risposta più probabile che vi darà è che, come direbbe Rossella O'Hara, "domani è un altro giorno".
Se lo chiedete a Obradovic medesimo, a vostro rischio e pericolo, è possibile che prenda in prestito la celeberrima risposta di Rhett Butler, da 94 minuti di applausi, "francamente, me ne infischio!".
Se lo chiedete a me, che non sono né l'uno né l'altro, e che - se non si fosse capito, ma di sicuro si era capito eccome - ad allenare in NBA ce lo vedrei bene, e volentieri, anche domani, sono costretto a dirvela con Mamie:  "Io rimango per vedere anche questa!".

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...