“E alla fine, anche st’europeo se lo semo levato de mezzo”,
come ha scritto qualcuno su Facebook.
Nel bene o nel male (soprattutto nel male, se lo chiedete a chi scrive),
è evidente che questo darà maggior visibilità ad un’altra nazionale azzurra che
invece la sua avventura la deve cominciare.
Questione di ore, in effetti: il
tweet di Gianluigi Buffon ci ricorda che, se le avventure dei Conte Boys sono
testé volte al termine nella più crudele delle maniere, da oggi sono i ragazzi
di Ettore Messina che a Torino si giocheranno un posto alle Olimpiadi
Oggi un'altra Nazionale inizia la sua avventura. In bocca al lupo @Italbasket! #preolimpico pic.twitter.com/EnC3YxsyW9— Gianluigi Buffon (@gianluigibuffon) 4 luglio 2016
Per gli strani casi della vita, l’ultima volta che siamo
stati alle olimpiadi di pallacanestro
avevamo appena smaltito un’altra delusione calcistica bruciante, quella del
“biscotto” tra Svezia e Danimarca che fece piangere Antonio Cassano. La squadra di allora aveva ottenuto la
qualificazione senza passare dal preolimpico, conquistando un bronzo
all’europeo dell’anno precedente tanto bello quanto insperato. Era l’Italia di Basile, Pozzecco e Marconato,
di Teo Soragna, Chiacig e Bulleri. Era –
soprattutto – l’Italia di Charlie Recalcati. La medaglia d’argento che questi
dodici riportarono da Atene sta grosso modo nella top 3 delle gioie sportive di
chi scrive, per la cronaca. La crescita
del movimento cestistico italiano fu tale che anche oltreoceano cominciarono a
tenere d’occhio i giocatori italiani, con l’approdo in NBA di Bargnani,
Belinelli e Gallinari tutti scelti al primo giro del draft. Ora, il fatto che da quell’olimpiade lì a
oggi non ce ne sia andata una che sia una per il verso giusto, al punto tale
che l’Italia si trova attualmente ad un immeritato trentacinquesimo posto nel
ranking mondiale della FIBA, magari è un segno che ci eravamo giusto un tantino
seduti sugli allori, ma forse – e dico forse – qualcosa potrebbe cominciare a
girare per il verso giusto con l’avvento di Ettore Messina sulla panca azzurra
che fu di Simone Pianigiani.
Simone Pianigiani che ricorderemo tutti principalmente per
questo time-out, ovvio.
Asciughiamoci tutte le lacrimucce versate ripensando ai tiri
ignoranti di Basile e torniamo bruscamente al presente. All’oggi, al Preolimpico di Torino che
riguarda sei squadre di cui solo una andrà a Rio.
La formula, innanzitutto. Due gironi da tre squadre
ciascuno, poi le prime due di ogni girone si affronteranno in semifinali e
finale. Quattro partite in cinque
giorni, ritmi serrati, palloni che pesano come fossero di piombo e via andare.
Gruppo A con Grecia, Messico e Iran, gruppo B con Italia, Croazia e
Tunisia.
Ma siccome i problemi è bene affrontarli uno per volta,
vediamo cosa potremmo aspettarci, in una scala cronologica e quasi crescente di
difficoltà.
Uno, o Tunisia.
Il ranking FIBA li mette dodici posizioni avanti a noi, ma
si sono presentati a Torino con undici giocatori su dodici che giocano nel
campionato nazionale e il solo Michael Brandon Roll che milita in Spagna. Il pericolo pubblico numero uno era
ovviamente Salah Mejri, centro di 2.17 che nell’ultima stagione ha assaggiato
un po’ di NBA coi Dallas Mavs (e un po’ di D-League già che c’era). Dovrà operarsi ad un ginocchio, non ci sarà.
Facciamo così: se perdiamo oggi, tutto sommato forse è quasi giusto che alle
Olimpiadi ci vada qualcun altro.
Due, o Croazia.
Qui la faccenda si fa un po’ più complessa, nel senso che i
croati sono al dodicesimo posto nel ranking mondiale, e vabbè. Ma soprattutto perché questi hanno una tradizione
cestistica impressionante, hanno una squadra più che altro futuribile, hanno
due NBA (Mario Hezonja e Bojan Bogdanovic) e diversa gente scafata, dagli
“italiani” Stipcevic e Simon, a Saric, Ukic e Darko Planinic. Mancheranno Ante Tomic e il neo-NBA Dragan
Bender, e ciò – dal punto di vista dell’Italia, è cosa buona e giusta. Batterli
nel girone sarebbe di grande aiuto per evitare di complicarsi il cammino
successivamente.
Tre, o chi la spunterà tra Messico e Iran.
Ipotizzando di riuscire a vincere entrambe le partite del
girone (Ettore Messina, ora pro nobis), la sfida in semifinale sarà con la
seconda classificata del gruppo A, ovvero con ogni probabilità la vincente
della sfida tra Iran (numero 17 del ranking) e Messico (numero 19). Per gli asiatici vale in massima parte il
discorso fatto per la Tunisia, nel senso che i 12 scelti giocano tutti nel
campionato domestico: c’è casomai da
buttare un occhio in più su Hamed Haddadi, non tanto e non solo perché è 2,18
ma soprattutto perché questo prima di tornare a giocare nella madre patria
questo si è fatto un quinquennio in NBA, e va bene che è stato poco più di una
comparsa, ma qualcosa lo avrà imparato, no? Per i mexicanos, invece, ce ne sono
due che giocano in Europa (le guardie Paul Stoll e Francisco Cruz) più il mezzo
Carneade NBA Jorge Gutierrez, visto brevemente a Brooklyn, Milwaukee e
Charlotte. Non sarà della partita Gustavo Ayon, centrone per tre anni in NBA e
adesso al Real Madrid. È infortunato, pure lui, e sempre per essere sportivi,
quanto ci dispiace.
Quattro, o Grecia.
Che si arrivi primi o secondi nel nostro gironcino, sembra
tutto sommato inevitabile che la resa dei conti per stabilire chi si imbarcherà
sul volo che porta a Rio passi da una sfida con gli ellenici, che per
completare il quadro di prima sono quelli messi meglio nel ranking FIBA, dove
attualmente occupano la decima posizione.
Ma ancora una volta, non sarebbe tanto questo, il problema. Casomai il
fatto che in questi ultimi 12 anni in cui a noi è andato più o meno tutto male,
questi hanno tirato su una generazione di giocatori strepitosi, che ha saputo
portare a casa un oro europeo (2005), un argento mondiale (2006, eliminando gli
USA), un bronzo europeo (2009), oltre ad una serie di successi con le relative
squadre di club che qui sarebbe lungo, doloroso e inutile elencare. Nei loro 12 ci sarà The Greek Freak, quel
Giannis Antetokounmpo (ho fatto copia e incolla, si) che ha fatto innamorare
mezza America. Ci sarà anche l’altro Antetocoso, Thanasis, quello che ha appena
firmato coi Knicks, dieci centimetri in meno e due anni in più di Giannis. Come atletismo, ecco, direi che contro questi
non siamo messi benissimo, ma ok. I greci avranno a roster anche Calathes, Bourousis (che se non avete presente che razza di Eurolega ha disputato, filate dietro la lavagna!),
Mantzaris, Perperoglou e Koufos. Scusate
del poco. Ma a fare notizia, anche qui, sono gli assenti. Che ne dite di Spanoulis, Zisis, Printezis e
del fresco-di-ritiro Diamantidis (che comunque non indossava più la maglia
della nazionale da qualche anno)? Se già così fanno un po’ di paura, diciamo
che a ranghi completi sarebbero stati abbastanza complicati da battere.
Cinque, o braccino.
Ecco, i ranghi completi, o praticamente tali, noi ce li
abbiamo. Nel senso che abbiamo Bargnani, Belinelli (seppur con una mascella
rotta, pare che già oggi dovrebbe esserci), Gallinari, Datome, Gentile. Abbiamo Hackett e Melli che nell’ultima
stagione fuori dal patrio suolo sono cresciuti tantissimo. Abbiamo Pietro Aradori che di questi
appuntamenti qua se ne intende. Abbiamo Cusin e Riky Cervi per mettere chili e
centimetri sotto canestro. Abbiamo Peppe
Poeta e Stefano Tonut, due convocati a sorpresa, con ogni probabilità destinati
a non giocare tantissimo ma preferiti a quasi tutti quelli che hanno giocato la
finale scudetto perché servirà ogni stilla di energia per spuntarla. Abbiamo potuto lasciare a casa Della Valle,
De Nicolao, Abass, Polonara, Pascolo.
Giochiamo in casa. Abbiamo il
miglior allenatore disponibile sulla piazza. Cosa dovrebbe fermarci, se non il
braccino che ci ha limitati clamorosamente negli ultimi due europei?
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