lunedì, luglio 04, 2016

On the road to Rio 2016. Cinque questioni da risolvere per l'Italbasket.

Articolo realizzato per Crampi Sportivi, disponibile in versione estesa e con più contenuti multimediali qui.


“E alla fine, anche st’europeo se lo semo levato de mezzo”, come ha scritto qualcuno su Facebook.  Nel bene o nel male (soprattutto nel male, se lo chiedete a chi scrive), è evidente che questo darà maggior visibilità ad un’altra nazionale azzurra che invece la sua avventura la deve cominciare.  Questione di ore, in effetti:  il tweet di Gianluigi Buffon ci ricorda che, se le avventure dei Conte Boys sono testé volte al termine nella più crudele delle maniere, da oggi sono i ragazzi di Ettore Messina che a Torino si giocheranno un posto alle Olimpiadi


Per gli strani casi della vita, l’ultima volta che siamo stati alle olimpiadi di pallacanestro  avevamo appena smaltito un’altra delusione calcistica bruciante, quella del “biscotto” tra Svezia e Danimarca che fece piangere Antonio Cassano.  La squadra di allora aveva ottenuto la qualificazione senza passare dal preolimpico, conquistando un bronzo all’europeo dell’anno precedente tanto bello quanto insperato.  Era l’Italia di Basile, Pozzecco e Marconato, di Teo Soragna, Chiacig e Bulleri.  Era – soprattutto – l’Italia di Charlie Recalcati. La medaglia d’argento che questi dodici riportarono da Atene sta grosso modo nella top 3 delle gioie sportive di chi scrive, per la cronaca.  La crescita del movimento cestistico italiano fu tale che anche oltreoceano cominciarono a tenere d’occhio i giocatori italiani, con l’approdo in NBA di Bargnani, Belinelli e Gallinari tutti scelti al primo giro del draft.  Ora, il fatto che da quell’olimpiade lì a oggi non ce ne sia andata una che sia una per il verso giusto, al punto tale che l’Italia si trova attualmente ad un immeritato trentacinquesimo posto nel ranking mondiale della FIBA, magari è un segno che ci eravamo giusto un tantino seduti sugli allori, ma forse – e dico forse – qualcosa potrebbe cominciare a girare per il verso giusto con l’avvento di Ettore Messina sulla panca azzurra che fu di Simone Pianigiani.
Simone Pianigiani che ricorderemo tutti principalmente per questo time-out, ovvio.


 
Asciughiamoci tutte le lacrimucce versate ripensando ai tiri ignoranti di Basile e torniamo bruscamente al presente.  All’oggi, al Preolimpico di Torino che riguarda sei squadre di cui solo una andrà a Rio.
La formula, innanzitutto. Due gironi da tre squadre ciascuno, poi le prime due di ogni girone si affronteranno in semifinali e finale.  Quattro partite in cinque giorni, ritmi serrati, palloni che pesano come fossero di piombo e via andare. Gruppo A con Grecia, Messico e Iran, gruppo B con Italia, Croazia e Tunisia. 
Ma siccome i problemi è bene affrontarli uno per volta, vediamo cosa potremmo aspettarci, in una scala cronologica e quasi crescente di difficoltà.

Uno, o Tunisia.
Il ranking FIBA li mette dodici posizioni avanti a noi, ma si sono presentati a Torino con undici giocatori su dodici che giocano nel campionato nazionale e il solo Michael Brandon Roll che milita in Spagna.  Il pericolo pubblico numero uno era ovviamente Salah Mejri, centro di 2.17 che nell’ultima stagione ha assaggiato un po’ di NBA coi Dallas Mavs (e un po’ di D-League già che c’era).  Dovrà operarsi ad un ginocchio, non ci sarà. Facciamo così: se perdiamo oggi, tutto sommato forse è quasi giusto che alle Olimpiadi ci vada qualcun altro.

Due, o Croazia.
Qui la faccenda si fa un po’ più complessa, nel senso che i croati sono al dodicesimo posto nel ranking mondiale, e vabbè.  Ma soprattutto perché questi hanno una tradizione cestistica impressionante, hanno una squadra più che altro futuribile, hanno due NBA (Mario Hezonja e Bojan Bogdanovic) e diversa gente scafata, dagli “italiani” Stipcevic e Simon, a Saric, Ukic e Darko Planinic.  Mancheranno Ante Tomic e il neo-NBA Dragan Bender, e ciò – dal punto di vista dell’Italia, è cosa buona e giusta. Batterli nel girone sarebbe di grande aiuto per evitare di complicarsi il cammino successivamente.

Tre, o chi la spunterà tra Messico e Iran.
Ipotizzando di riuscire a vincere entrambe le partite del girone (Ettore Messina, ora pro nobis), la sfida in semifinale sarà con la seconda classificata del gruppo A, ovvero con ogni probabilità la vincente della sfida tra Iran (numero 17 del ranking) e Messico (numero 19).  Per gli asiatici vale in massima parte il discorso fatto per la Tunisia, nel senso che i 12 scelti giocano tutti nel campionato domestico:  c’è casomai da buttare un occhio in più su Hamed Haddadi, non tanto e non solo perché è 2,18 ma soprattutto perché questo prima di tornare a giocare nella madre patria questo si è fatto un quinquennio in NBA, e va bene che è stato poco più di una comparsa, ma qualcosa lo avrà imparato, no? Per i mexicanos, invece, ce ne sono due che giocano in Europa (le guardie Paul Stoll e Francisco Cruz) più il mezzo Carneade NBA Jorge Gutierrez, visto brevemente a Brooklyn, Milwaukee e Charlotte. Non sarà della partita Gustavo Ayon, centrone per tre anni in NBA e adesso al Real Madrid. È infortunato, pure lui, e sempre per essere sportivi, quanto ci dispiace.

Quattro, o Grecia.
Che si arrivi primi o secondi nel nostro gironcino, sembra tutto sommato inevitabile che la resa dei conti per stabilire chi si imbarcherà sul volo che porta a Rio passi da una sfida con gli ellenici, che per completare il quadro di prima sono quelli messi meglio nel ranking FIBA, dove attualmente occupano la decima posizione.  Ma ancora una volta, non sarebbe tanto questo, il problema. Casomai il fatto che in questi ultimi 12 anni in cui a noi è andato più o meno tutto male, questi hanno tirato su una generazione di giocatori strepitosi, che ha saputo portare a casa un oro europeo (2005), un argento mondiale (2006, eliminando gli USA), un bronzo europeo (2009), oltre ad una serie di successi con le relative squadre di club che qui sarebbe lungo, doloroso e inutile elencare.  Nei loro 12 ci sarà The Greek Freak, quel Giannis Antetokounmpo (ho fatto copia e incolla, si) che ha fatto innamorare mezza America. Ci sarà anche l’altro Antetocoso, Thanasis, quello che ha appena firmato coi Knicks, dieci centimetri in meno e due anni in più di Giannis.  Come atletismo, ecco, direi che contro questi non siamo messi benissimo, ma ok. I greci avranno a roster anche Calathes, Bourousis (che se non avete presente che razza di Eurolega ha disputato, filate dietro la lavagna!), Mantzaris, Perperoglou e Koufos.  Scusate del poco. Ma a fare notizia, anche qui, sono gli assenti.  Che ne dite di Spanoulis, Zisis, Printezis e del fresco-di-ritiro Diamantidis (che comunque non indossava più la maglia della nazionale da qualche anno)? Se già così fanno un po’ di paura, diciamo che a ranghi completi sarebbero stati abbastanza complicati da battere.

Cinque, o braccino.
Ecco, i ranghi completi, o praticamente tali, noi ce li abbiamo. Nel senso che abbiamo Bargnani, Belinelli (seppur con una mascella rotta, pare che già oggi dovrebbe esserci), Gallinari, Datome, Gentile.  Abbiamo Hackett e Melli che nell’ultima stagione fuori dal patrio suolo sono cresciuti tantissimo. Abbiamo Pietro Aradori che di questi appuntamenti qua se ne intende. Abbiamo Cusin e Riky Cervi per mettere chili e centimetri sotto canestro.  Abbiamo Peppe Poeta e Stefano Tonut, due convocati a sorpresa, con ogni probabilità destinati a non giocare tantissimo ma preferiti a quasi tutti quelli che hanno giocato la finale scudetto perché servirà ogni stilla di energia per spuntarla.  Abbiamo potuto lasciare a casa Della Valle, De Nicolao, Abass, Polonara, Pascolo.  Giochiamo in casa.  Abbiamo il miglior allenatore disponibile sulla piazza. Cosa dovrebbe fermarci, se non il braccino che ci ha limitati clamorosamente negli ultimi due europei?

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