venerdì, novembre 29, 2019

30 su 30

La copertina dell'edizione cartacea di 30 su 30
L'altro libro di basket che ho letto ultimamente è "30 su 30" dell'amico Riccardo Pratesi (@rprat75 su Twitter), giornalista della Gazzetta dello Sport, nato "nel calcio" e poi specializzatosi in basket (e football americano) a stelle e strisce. 
Anche qui - come per "coach Wooden and me" ma per motivi diversi - definirlo semplicemente un libro "di basket" è riduttivo: è un viaggio negli USA che unisce basket professionistico e collegiale, football e turismo, le considerazioni da "insider" e l'occhio curioso del turista. Un libro on the road su vizi e virtù degli sportivi e degli appassionati di sport a stelle e strisce, suddiviso in 30 capitoli, rappresentativi di tutte le città americane (più Toronto) visitate di persona da Pratesi, che in alcune ha anche vissuto, che alcune ha amato di più e altre di meno, e che tramite il basket ha conosciuto. In ogni capitolo si parla di basket e della squadra che nell'arena gioca, con dovizia di dettagli su ogni squadra, assetti societari, rapporto con la città e coi tifosi, profili dei giocatori. Checché se ne dica, è un libro che per certi versi è démodé, nel senso che ci presenta i giocatori della NBA senza la lente del microscopio delle statistiche avanzate, quelle secondo cui si pensa di poter giudicare, misurare, stagliuzzare e interpretare qualsiasi situazione di gioco, per dimenticarsi poi spesso che le partite (e ancor di più i campionati) li vincono gli uomini e non i computer. Che un canestro a difesa schierata è spesso questione di istinti e istanti. Che il talento, vivaddio, non si può misurare in cifre. 
Potrei farvi mille esempi di quello che c'è dentro questo libro, dei racconti fatti dal "Prat" a bordo del suo maggiolone rosso. Ne scelgo uno, quello che mi è piaciuto di più: DeMarcus "Boogie" Cousins, capitolo dedicato ai Sacramento Kings. Uno dei giocatori d'area più dominanti degli ultimi anni: perché non diventerà mai un giocatore attorno a cui costruire una squadra da titolo? Gli aneddoti del beat writer sono in questo senso illuminanti.  
Posso dirlo senza tema di smentita: sarebbe davvero figo fare un viaggio negli States con Riccardo, a bordo del maggiolone rosso, a decidere magari all'ultimo momento di andare a vedere i Duke Blue Devils mentre si sta viaggiando verso Charlotte, destinazione Spectrum Center. Assaporare quegli States che sono anche inefficienza e burocrazia, quella che ho appena appena percepito nei miei giorni di viaggio di lavoro a Boston. Sarebbe bello perché, a dispetto dello stile asciutto ed essenziale (molto "anglosassone" e da vero reporter) del libro, Riccardo, che ho conosciuto di persona durante la presentazione di "From Chicago" ad Arezzo) è veramente una miniera di aneddoti. E il basket è uno sport meraviglioso, perché esistono mille modi diversi per raccontarlo, tutti in qualche modo affascinanti. Riccardo ne ha trovato uno, leggetelo e capirete.
Se amate il basket NBA ci troverete un sacco di cose che non sapete. Se sognate di fare un viaggio negli USA, magari con un'auto a noleggio, pure.

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