Quello che è successo
è una cosa troppo enorme per poterci fare un post di senso compiuto. Troppo grande per poterne parlare come avevamo fatto, per dire,
qui quando uscì la lettera "Dear Basketball" , oppure
qui, un paio di anni prima , riflettendo sul perché fosse ancora il più forte della NBA. C'è spazio solo per qualche scritto a cuore aperto, dove si mescolano sensazioni personali e considerazioni cestistiche, dove la ragione cede il passo alle emozioni del momento. Ce ne sono tre, qui.
Spegnete le luci, chiudete tutto. Scrivo e cancello, riscrivo e cancello di nuovo perché niente di quello che penso in questo momento riesce ad uscire con le parole. Stavo guardando una partita di basket su Eurosport quando il telefono ha cominciato ad impazzire di notifiche. "Che scocciatura, ma che vuole tutta 'sta gente di domenica sera?", ho pensato. Ho guardato al primo timeout, non riuscivo a crederci. Mi si è seccata la bocca e sento uno strano formicolio alle gambe. La partita si sta giocando ancora, mentre scrivo la squadra ospite è avanti di 5 punti sui padroni di casa, la guardo ma ho lo sguardo imbambolato, niente di quello che vedo e scrivo mi sembra avere senso. Non posso dire che mi identificavo con #kobebryant , semplicemente perché lui era troppo talentuoso, troppo forte mentalmente, troppo agonista rispetto a me che sono un comune mortale. E allora provo a pensare a te in questi termini, penso al fatto che sei un padre di famiglia, che tra me e te c'è meno di un anno di differenza, che il fatto che tu abbia lasciato questo mondo in modo così improvviso ed insensato mi costringe a riflettere su quanto sia provvisoria la nostra condizione, su quanto davvero sia importante apprezzare ogni singola mollica di quello che abbiamo, sia esso un sorriso dei nostri figli, una buona pizza, un canestro che segniamo e che chiude una partita, che si tratti di una finale NBA o di un 3 contro 3 tra amici. Ciao Kobe, non ti dimenticherò mai.
Un post condiviso da
Roberto Gennari (@basketballrob3) in data:
26 Gen 2020 alle ore 1:0
Il giorno dopo, invece, ho avuto un piccolo crollo emotivo. L'ho descritto, più o meno, qui:
E infine, ho pensato che un bel modo per un ultimo #ThankYouKobe potesse essere questo qua:
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