Se dobbiamo stabilire una data d'inizio per la caduta dall'Olimpo dei Boston Celtics, questa non può che essere il 17 giugno dell'Anno Domini 1986. in quel giorno, infatti, si svolse il più maledetto dei draft che The League ricordi.
Al numero 1 i Cleveland Cavaliers chiamarono Brad Daugherty da North Carolina: otto buone stagioni di carriera, ritiro a 28 anni per una schiena che non ha mai funzionato a dovere, unanimemente votato come il più grande ad aver mai vestito la maglia dei Cavalieri prima che di là transitasse LeBron James.
La seconda chiamata spettava ai Boston Celtics, che avevano vinto il titolo NBA pochi giorni prima e annoveravano nelle loro fila gente come Larry Bird, Kevin McHale, Robert Parish e tutto il contorno che aveva portato loro tre titoli negli ultimi sei campionati. Con quella chiamata i Celtics scelsero Len Bias, una carriera impressionante a Maryland, nella ACC (Dean Smith e Mike Krzyzewski qualche anno fa ebbero a dire che lui e Michael Jordan erano i più forti giocatori che fossero passati da quelle parti, e scommetto che il secondo lo avete sentito nominare qualche volta). Il 19 giugno di quello stesso anno, cioè meno di quarantotto ore dopo il draft, Len Bias viene trovato morto nella sua stanza di dormitorio. La diagnosi è impietosa: overdose. Fine della corsa, i Celtics non si aggiudicano nessuno (l'anno dopo, per dovere di cronaca, chiamano Reggie Lewis: quando si dice la sfortuna!) e cominciano così un lento ma inesorabile declino, con un susseguirsi di record negativi che ad oggi sembra non essersi ancora chiuso, se si eccettua la gloriosa stagione 2002, nella quale i Celtics vinsero 49 partite (il massimo dopo il ritiro di Bird) e sfiorarono la finale NBA. Ma i Boston Celtics del dopo-Bird sono una storia talmente complicata da meritarsi un articolo a parte, un giorno. Torniamo a noi e al draft 1986.
Con la pick numero 3 i Golden State Warriors chiamano Chris Washburn, centro da North Carolina State, carriera da stellina in NCAA che sembrava preludere a grandi cose anche al piano di sopra. La sua carriera in NBA però non decollerà mai: problemi di cocaina che lo portano alla radiazione dalla Lega nel 1989. Si dice che adesso faccia il becchino.
Alla numero 7, i Dallas Mavericks scelgono Roy Tarpley, ala forte da Michigan. Radiato nel 1991 dalla NBA per problemi di droga dopo aver tenuto medie discrete in campo, quando riusciva a giocare. Graziato nel 1994, torna coi Mavs e viene nuovamente espulso dalla NBA per un nuovo test antidoping fallito. Raggiungerà il massimo splendore della sua carriera nelle file dell'Aris Salonicco e nella CBA.
Con la scelta numero 60, i Portland Trail Blazers pescano un jolly da oltreoceano, e lo girano ai New Jersey Nets. Il jolly si chiamava Drazen Petrovic, un giorno ve ne parleremo.
Ironia della sorte, in quel draft escono anche Ron Harper e Dennis Rodman, che a fine anni novanta saranno due dei titolari dei Chicago Bulls dei record, quelli delle 72 vittorie in stagione regolare. Nel 1986, i Bulls non avevano mai disputato una finale NBA. I Celtics erano la franchigia più vincente della storia della NBA. I Miami Heat, gli attuali campioni in carica, non esistevano neppure. Ma la vita, si sa, è una ruota che gira...
Al numero 1 i Cleveland Cavaliers chiamarono Brad Daugherty da North Carolina: otto buone stagioni di carriera, ritiro a 28 anni per una schiena che non ha mai funzionato a dovere, unanimemente votato come il più grande ad aver mai vestito la maglia dei Cavalieri prima che di là transitasse LeBron James.
La seconda chiamata spettava ai Boston Celtics, che avevano vinto il titolo NBA pochi giorni prima e annoveravano nelle loro fila gente come Larry Bird, Kevin McHale, Robert Parish e tutto il contorno che aveva portato loro tre titoli negli ultimi sei campionati. Con quella chiamata i Celtics scelsero Len Bias, una carriera impressionante a Maryland, nella ACC (Dean Smith e Mike Krzyzewski qualche anno fa ebbero a dire che lui e Michael Jordan erano i più forti giocatori che fossero passati da quelle parti, e scommetto che il secondo lo avete sentito nominare qualche volta). Il 19 giugno di quello stesso anno, cioè meno di quarantotto ore dopo il draft, Len Bias viene trovato morto nella sua stanza di dormitorio. La diagnosi è impietosa: overdose. Fine della corsa, i Celtics non si aggiudicano nessuno (l'anno dopo, per dovere di cronaca, chiamano Reggie Lewis: quando si dice la sfortuna!) e cominciano così un lento ma inesorabile declino, con un susseguirsi di record negativi che ad oggi sembra non essersi ancora chiuso, se si eccettua la gloriosa stagione 2002, nella quale i Celtics vinsero 49 partite (il massimo dopo il ritiro di Bird) e sfiorarono la finale NBA. Ma i Boston Celtics del dopo-Bird sono una storia talmente complicata da meritarsi un articolo a parte, un giorno. Torniamo a noi e al draft 1986.
Con la pick numero 3 i Golden State Warriors chiamano Chris Washburn, centro da North Carolina State, carriera da stellina in NCAA che sembrava preludere a grandi cose anche al piano di sopra. La sua carriera in NBA però non decollerà mai: problemi di cocaina che lo portano alla radiazione dalla Lega nel 1989. Si dice che adesso faccia il becchino.
Alla numero 7, i Dallas Mavericks scelgono Roy Tarpley, ala forte da Michigan. Radiato nel 1991 dalla NBA per problemi di droga dopo aver tenuto medie discrete in campo, quando riusciva a giocare. Graziato nel 1994, torna coi Mavs e viene nuovamente espulso dalla NBA per un nuovo test antidoping fallito. Raggiungerà il massimo splendore della sua carriera nelle file dell'Aris Salonicco e nella CBA.
Con la scelta numero 60, i Portland Trail Blazers pescano un jolly da oltreoceano, e lo girano ai New Jersey Nets. Il jolly si chiamava Drazen Petrovic, un giorno ve ne parleremo.
Ironia della sorte, in quel draft escono anche Ron Harper e Dennis Rodman, che a fine anni novanta saranno due dei titolari dei Chicago Bulls dei record, quelli delle 72 vittorie in stagione regolare. Nel 1986, i Bulls non avevano mai disputato una finale NBA. I Celtics erano la franchigia più vincente della storia della NBA. I Miami Heat, gli attuali campioni in carica, non esistevano neppure. Ma la vita, si sa, è una ruota che gira...
2 commenti:
come scelta numero 46 quell'anno uscì pure Jeff Hornacek :o
e invece, vediamo se vi ricordate, chi venne chiamato al numero 40?
Hehe Augusto Binelli! Ma poi nello stesso draft furono chiamati Ragno Salley,Sabonis,Mark Price e per me veronese Tim Kempton :P
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