Correva l'anno 1995. Gli estensori di questo articolo, allora sedicenni, erano già sulla strada della definitiva ed irreversibile fascinazione nei confronti dello sport della palla a spicchi. Dopo aver visto Stefano Rusconi (attualmente quarantenne in forza alla Cambiaso Risso Genova, nella serie B2 italiana) nell'area di servizio "Chianti" dell'autostrada A1, in bermuda e polo, intento a scherzare coi compagni e a fumarsi una sigaretta, mi sono ricordato quando, o meglio quale sia stato il momento esatto della folgorazione sulla strada di Damasco, per noi tutti sedicenni di allora. La notizia estiva, dopo un europeo convincente ma non fino in fondo, che ci vide arrivare al quinto posto, era che non uno, ma DUE italiani erano stati messi sotto contratto da squadre del massimo campionato di basket del mondo, la NBA. Vincenzo Esposito ai neonati Toronto Raptors e Stefano Rusconi ai Phoenix Suns, quelli di Charles Barkley, che solo due anni prima erano arrivati in finale contro gli unbeataBulls di Jordan e Pippen, versione primo three-peat.
I due alfieri del basket tricolore ci sembravano dei Cristoforo Colombo, dei Garibaldi in canotta multicolore, dei modelli nei quali specchiarsi e dai quali tutto apprendere. Ci sembravano degli eroi un po' come dovevano sembrare Tex e Kit Carson ai nostri coetanei nel dopoguerra italiano: gente senza paura, eroi senza macchia pronti a superare ogni avversità.
Le avversità, in effetti, si manifestarono piuttosto presto, sotto forma di lunghissimi elenchi di DNP. Tuttavia, quando Stefano Rusconi giocò il suo primo minuto, il 12 novembre, e quando Vincenzo Esposito segnò il primo punto, tre giorni dopo, ci sentivamo fieri di loro più di quanto non ci fossimo sentiti dei ragazzi di Arrigo Sacchi, che l'estate precedente in quel di Pasadena ci portarono ad un paio di traverse dal vincere il quarto titolo mondiale dell'Italia calcistica.
Quando tutto questo accadeva, Andrea Bargnani aveva dieci anni, Marco Belinelli nove e Danilo Gallinari soltanto sette. Probabilmente per loro, baciati da un talento ancora troppo imberbe per essere visibile a chicchessia, lo stimolo di vedere questi due che - santi numi! - ce l'avevano fatta, non come i Dino Meneghin, i Gus Binelli, i Walter Magnifico ed i Ricky Morandotti, scelti nei draft di qualche anno prima ma mai approdati a vestire una delle fatidiche casacche.
Le loro carriere, purtroppo, non decollarono mai. Soprattutto quella di Rusconi, che fece la sua ultima apparizione nella Lega il 29 dicembre del 1995, una settimana dopo aver prodotto quasi tutti i suoi career highs nella partita contro i Vancouver Grizzlies (13 minuti giocati, 7 punti, 2 rimbalzi, 2 stoppate). L'11 febbraio del 1996 firmò per la Benetton Treviso, e lasciò Esposito come unico rappresentante italiano nella NBA.
Vincenzino invece tenne duro fino all'ultimo, fino al 21 aprile, giorno in cui terminò quel primo campionato dei Toronto Raptors. Le sue cifre, i suoi numeri, la sua maglia numero 4 ci sono ancora impresse a fuoco nella mente.
8 marzo, la prima partita in doppia cifra, 12 punti contro i Miami Heat.
29 marzo, altri 10 punti contro gli Orlando Magic.
6 aprile, 18 punti contro i Knicks.
15 aprile, altri 17 contro i Knicks, stavolta al Madison Square Garden, con 5-9 dal campo (3-7 da tre) e 4-4 ai liberi, in quella che è a tutt'oggi una delle prestazioni più memorabili di un italiano in NBA. Fate conto di vedere le migliori prove di Andrea Bargnani, dieci anni prima di Bargnani.
Ma queste prestazioni erano state ottenute coi Raptors sempre sotto di trenta. Ragion per cui, dopo quel 21 aprile con cui si chiuse la sua carriera NBA (sette minuti in campo e una palla persa a referto), Enzino salutò tutti e tornò a sua volta nel vecchio continente. Destinazione Scavolini Pesaro. Adesso gioca ad Ozzano in B1, ed è sempre un signor realizzatore, capace di sfoderare una partita da 35 punti alla tenera età di 39 anni. E scusate se è poco.
Tra quei due e il draft con cui venne scelto Bargnani, in Italia ce ne sono stati diversi che avrebbero meritato, e che - chi per un motivo chi per un altro - non ci sono andati. Facciamo qualche nome a caso, anche se ammettiamo senza difficoltà che non avremmo mai pensato di dover aspettare dieci anni tra l'ultima partita di Esposito e la prima del Mago: Gregor Fucka, Gianmarco Pozzecco, Carlton Myers, Andrea Meneghin, Gianluca Basile. Gente che ha scritto le pagine più esaltanti del nostro basket. Adesso ci sono Bargnani e Belinelli, con fortune alterne di cui spesso sentite parlare in questo blog e di cui ancora molto vi diremo. Per Danilo Gallinari è questione di giorni.
Ma i due record che nessuno potrà togliere a questi due signori sono probabilmente i più ambiti: primo italiano a giocare in NBA (Stefano Rusconi) e primo italiano a segnare un punto (Vincenzo Esposito).
note doverose a margine l'indomani del mio fortuito incontro col "Rusca", sono andato a vedere il tabellino di quella gara-5 tra Genova e Palestrina, nella segreta speranza di assistere ad una serie di finale playoff di B2 tra la Cambiaso Risso Genova e l'Eutelia Arezzo, che si giocava la sua gara-5 in quel di Cagliari. Per Rusconi, 22 punti e 19 rimbalzi. Ma la finale per andare in B1 se la giocano Cagliari e Palestrina. Per Genova e Arezzo se ne parla la prossima stagione. Vedremo se ci saranno Rusconi (e magari Paolino Moretti) tra i protagonisti.
Al campetto dove ogni tanto vado a fare qualche tiro al sabato pomeriggio, capita di vedere fare capolino quella maglia numero quattro col dinosauro stampato sul davanti, e la scritta "ESPOSITO" sulle spalle. Ancora non pervenute quella dei soliti Raptors (ma senza dinosauro) con scritto "BARGNANI", né tantomeno quella dei Warriors con scritto "BELINELLI". Ma a quella, forse, ci penserà chi scrive, tra non molto...
I due alfieri del basket tricolore ci sembravano dei Cristoforo Colombo, dei Garibaldi in canotta multicolore, dei modelli nei quali specchiarsi e dai quali tutto apprendere. Ci sembravano degli eroi un po' come dovevano sembrare Tex e Kit Carson ai nostri coetanei nel dopoguerra italiano: gente senza paura, eroi senza macchia pronti a superare ogni avversità.
Le avversità, in effetti, si manifestarono piuttosto presto, sotto forma di lunghissimi elenchi di DNP. Tuttavia, quando Stefano Rusconi giocò il suo primo minuto, il 12 novembre, e quando Vincenzo Esposito segnò il primo punto, tre giorni dopo, ci sentivamo fieri di loro più di quanto non ci fossimo sentiti dei ragazzi di Arrigo Sacchi, che l'estate precedente in quel di Pasadena ci portarono ad un paio di traverse dal vincere il quarto titolo mondiale dell'Italia calcistica.
Quando tutto questo accadeva, Andrea Bargnani aveva dieci anni, Marco Belinelli nove e Danilo Gallinari soltanto sette. Probabilmente per loro, baciati da un talento ancora troppo imberbe per essere visibile a chicchessia, lo stimolo di vedere questi due che - santi numi! - ce l'avevano fatta, non come i Dino Meneghin, i Gus Binelli, i Walter Magnifico ed i Ricky Morandotti, scelti nei draft di qualche anno prima ma mai approdati a vestire una delle fatidiche casacche.
Le loro carriere, purtroppo, non decollarono mai. Soprattutto quella di Rusconi, che fece la sua ultima apparizione nella Lega il 29 dicembre del 1995, una settimana dopo aver prodotto quasi tutti i suoi career highs nella partita contro i Vancouver Grizzlies (13 minuti giocati, 7 punti, 2 rimbalzi, 2 stoppate). L'11 febbraio del 1996 firmò per la Benetton Treviso, e lasciò Esposito come unico rappresentante italiano nella NBA.
Vincenzino invece tenne duro fino all'ultimo, fino al 21 aprile, giorno in cui terminò quel primo campionato dei Toronto Raptors. Le sue cifre, i suoi numeri, la sua maglia numero 4 ci sono ancora impresse a fuoco nella mente.
8 marzo, la prima partita in doppia cifra, 12 punti contro i Miami Heat.
29 marzo, altri 10 punti contro gli Orlando Magic.
6 aprile, 18 punti contro i Knicks.
15 aprile, altri 17 contro i Knicks, stavolta al Madison Square Garden, con 5-9 dal campo (3-7 da tre) e 4-4 ai liberi, in quella che è a tutt'oggi una delle prestazioni più memorabili di un italiano in NBA. Fate conto di vedere le migliori prove di Andrea Bargnani, dieci anni prima di Bargnani.
Ma queste prestazioni erano state ottenute coi Raptors sempre sotto di trenta. Ragion per cui, dopo quel 21 aprile con cui si chiuse la sua carriera NBA (sette minuti in campo e una palla persa a referto), Enzino salutò tutti e tornò a sua volta nel vecchio continente. Destinazione Scavolini Pesaro. Adesso gioca ad Ozzano in B1, ed è sempre un signor realizzatore, capace di sfoderare una partita da 35 punti alla tenera età di 39 anni. E scusate se è poco.
Tra quei due e il draft con cui venne scelto Bargnani, in Italia ce ne sono stati diversi che avrebbero meritato, e che - chi per un motivo chi per un altro - non ci sono andati. Facciamo qualche nome a caso, anche se ammettiamo senza difficoltà che non avremmo mai pensato di dover aspettare dieci anni tra l'ultima partita di Esposito e la prima del Mago: Gregor Fucka, Gianmarco Pozzecco, Carlton Myers, Andrea Meneghin, Gianluca Basile. Gente che ha scritto le pagine più esaltanti del nostro basket. Adesso ci sono Bargnani e Belinelli, con fortune alterne di cui spesso sentite parlare in questo blog e di cui ancora molto vi diremo. Per Danilo Gallinari è questione di giorni.
Ma i due record che nessuno potrà togliere a questi due signori sono probabilmente i più ambiti: primo italiano a giocare in NBA (Stefano Rusconi) e primo italiano a segnare un punto (Vincenzo Esposito).
note doverose a margine l'indomani del mio fortuito incontro col "Rusca", sono andato a vedere il tabellino di quella gara-5 tra Genova e Palestrina, nella segreta speranza di assistere ad una serie di finale playoff di B2 tra la Cambiaso Risso Genova e l'Eutelia Arezzo, che si giocava la sua gara-5 in quel di Cagliari. Per Rusconi, 22 punti e 19 rimbalzi. Ma la finale per andare in B1 se la giocano Cagliari e Palestrina. Per Genova e Arezzo se ne parla la prossima stagione. Vedremo se ci saranno Rusconi (e magari Paolino Moretti) tra i protagonisti.
Al campetto dove ogni tanto vado a fare qualche tiro al sabato pomeriggio, capita di vedere fare capolino quella maglia numero quattro col dinosauro stampato sul davanti, e la scritta "ESPOSITO" sulle spalle. Ancora non pervenute quella dei soliti Raptors (ma senza dinosauro) con scritto "BARGNANI", né tantomeno quella dei Warriors con scritto "BELINELLI". Ma a quella, forse, ci penserà chi scrive, tra non molto...
2 commenti:
Ma com'è possibile? tutti all'autogrill lo beccano Rusconi? :D
Io lo beccai tipo nel 2002, qui dalle mie parti, in macchina che guidava tutto stravaccato, non ci stava nemmeno dentro :)
Ahah meno male che in Sardegna non abbiamo autostrade, quindi nemmeno autogrill e non si rischia di fare certi incontri. Ricordo quello che disse Ario Costa, l'uomo dal gancio rusticano, dopo una finale tra Pesaro e Varese: "Penso che andrò a comprare un ciuccio per Rusconi, ne ha bisogno".
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