Premessa doverosa: l'estensore del presente pezzo è un tifoso dei Miami Heat since 1995, da quando cioè chiamarono dall'Europa un certo Predrag Danilovic, che se non sapete chi è fareste bene a non leggere neanche il resto di questo articolo.
Ancor prima di essere un tifoso di Miami, però, il sottoscritto è - da sempre - un ammiratore incondizionato di Jason Frederick Kidd, come testimonia uno dei primissimi pezzi scritti qui. L'immagine che vedete qui a sinistra, per la cronaca, è di una card tuttora in mio possesso.
Ergo, quando il tabellone dei playoff NBA di quest'anno ha delineato le due finaliste, non avrei potuto essere più contento. Si, perché se avessero vinto gli Heat (in una ripetizione di quanto successo nel 2006, anche lì contro i Mavs) sarei stato ovviamente contentissimo, in primis per tutti i detrattori che hanno dovuto ammettere, cammin-playoff-facendo, che tutto sommato l'idea di mettere in una stessa squadra Wade, James e Bosh (in ordine decrescente di importanza) non era proprio campata in aria, o almeno non del tutto. Se avesse vinto Dallas, avrei visto depennare il succitato Jason Kidd dalla lista nera dei "grandi-senza-un-anello". quella lista a cui purtroppo appartiene gente del calibro di Karl Malone, Charles Barkley e Allen Iverson, tanto per dire i primi tre che mi sono venuti in mente.
Tra l'altro, per essere onesti (e perché su internet se ne trovano le tracce) il mio pronostico per la finale era un 4-1 Miami, perché credevo sinceramente - e in fondo un po' lo credo ancora - che LBJ e Bosh sarebbero stati sufficienti a contenere Nowitzki, e Kidd non è certo il Kidd formato-Nets. E quando gli Heat si sono portati sul 2-1, beh, cominciavo onestamente a pensare di averci azzeccato. E poi un pensiero è balenato in me, che diceva più o meno così: "aspetta: Kidd ha 38 anni, e quando gli ricapita di poter vincere un anello? In fondo in fondo, quelli di Miami sono PARECCHIO più giovani..."
Ora non voglio dire che lo sentivo, né che l'avevo in alcun modo gufata. Avessero vinto gli Heat, avrei scritto un post di giubilo che invece devo rimangiarmi, o più probabilmente metterlo via per gli anni a venire. Ma adesso che Kidd ha un titolo, vinto proprio con quella Dallas dove 17 anni fa ha avuto inizio la sua carriera, due medaglie d'oro alle Olimpiadi, ha superato Magic Johnson negli assist, ha preso parte a 10 All-Star Game, è stato 5 volte primo quintetto All-NBA, ha superato le 100 triple-doppie, lo vogliamo dire che non avergli mai dato l'MVP è stato uno scandalo? E lo vogliamo dire che, guardandoci indietro quando annuncerà il ritiro, avremo avuto la fortuna di assistere per intero alla carriera di uno dei tre più grandi playmaker della storia della NBA?
E dopo avervi scritto, in parte argomentando in parte confidando, tutto ciò, posso io essere dispiaciuto per la vittoria dei Mavs? Un pochino, forse, si, ma proprio in fondo in fondo. Che - attenzione a quanto sto per scrivere, cari i miei detrattori degli Heat - se quei tre di Miami quest'estate fanno un bel bagno di umiltà, pensate forse di aver scritto la parola fine sul progetto messo in piedi da Riley l'estate scorsa? Bastano un play, un allenatore con un minimo di esperienza e un Wade in salute. Il prossimo anno potremmo essere daccapo, con meno scusanti (ma anche un anno di rodaggio già alle spalle) e con un James quantomai motivato a tornare a riprendersi il nickname di King, che onestamente ora farebbe bene a scrollarsi di dosso. Almeno fino al prossimo capitolo di questo meraviglioso romanzo che ogni anno è l'NBA.
1 commento:
A parte i brividi per la card - che ricordo benissimo, avendola vista dal vivo più volte - direi che sembri quasi credibile. Dico "quasi", perché una volta in finale con Dallas sono sicuro che eri stra-sicuro di vincere l'anello e un po' ti rode...
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