A come Ancora voi. Nona volta consecutiva nelle prime quattro per la Spagna, con un bilancio di tre ori, tre argenti, due bronzi e un quarto posto. Basta per annoverarla tra le "nobili d'Europa"? Direi di si.
B come Bestia nera. Non battiamo la Lituania dal 2004, dalla famosa pioggia di triple della semifinale olimpica. Aiuto.
C come Coach. Pianigiani, stavolta, torna a casa con un "missione compiuta". Che con ogni probabilità gli varrà la riconferma fino al Preolimpico, ma non oltre.
D come Difesa. Gli azzurri hanno avuto il miglior attacco dell'Eurobasket 2015 con un notevole 85,8 ppg (ma si sapeva), risultando però al ventiduesimo posto (su 24) nella categoria "punti subiti" (81,4 a gara). Insomma, da un lato del campo le cose hanno funzionato, dall'altro un po' meno.
E come Elementare. Il game plan preparato da Sergio Scariolo, con minime varianti da una partita all'altra, è stato: in attacco diamo palla a Gasol e in seconda istanza a Mirotic, poi facciamoli innervosire con Rudy Fernandez. Assenti Rubio, Calderòn, Navarro, Abrines, Ibaka e Marc Gasol, si sono portati a casa l'oro. Oh, ha avuto ragione lui.
F come Fischietti. Non per fornire giustificazioni non richieste alla Nazionale azzurra, ma contro la Lituania gli arbitri non erano decisamente in forma. Diciamo che si è trattato di una giornata no.
G come Gasol. Serve aggiungere altro?
H come Hashtag. Il primo europeo compiutamente social ha generato una fioritura di hashtag, da #oinkoink a #siamoquesti e via cancellettando, con risultati alterni. Ma purtroppo, la realtà che ancora una volta #hannovintoglialtri. Con buona pace dei social media manager italiani.
I come I Quattro dell'Ave Maria. Gallinari, Gentile, Belinelli e Bargnani hanno prodotto da soli il 77% dei punti, il 77% dei canestri da tre, il 53% dei rimbalzi, il 52% degli assist totali della squadra. Si sapeva che - perso Datome per infortunio - dipendevamo da loro, ma non si sapeva fino a che punto. Ecco, ora lo sappiamo.
L come Lille. Ma l'avete visto com'era bello il colpo d'occhio sulle tribune per le partite giocate allo Stadio Pierre-Mauroy nella fase finale degli Europei? Pensare a dove si giocano tante partite della Serie A italiana, per dirla con Battiato, mi butta giù.
M come Ma Reggie Jackson? Nato a Pordenone il 16 Aprile 1990, nella scorsa stagione ha avuto 17,2 punti a partita, 4,7 rimbalzi e 9,2 assist nello scampolo di stagione trascorso ai Detroit Pistons. Se la Spagna naturalizza Serge Ibaka e Nikola Mirotic, la Bosnia Henry Domercant, la Russia J.R. Holden, la domanda sorge spontanea: ma Reggie Jackson, che peraltro gioca play, l'ha mai chiamato nessuno? Giusto per sapere se gli interessava, eh.
N come Nuove leve. Mussini se ne va a St. John's con Chris Mullin come coach, Imbrò in A2 a Ferentino (con Bulleri a fargli da chioccia), De Nicolao a Reggio Emilia al posto di Cinciarini. I nostri play nati nei 90s cercano un posto al sole. Speriamo lo trovino al più presto.
O come Occasione (della madonna). Onestamente, non avrei saputo dirlo meglio di quanto ha fatto Gallinari. Siamo usciti contro una Lituania battibile in una partita decisa dai dettagli. Tipo l'ultimo possesso dei tempi regolamentarri. E non è la prima volta.
P come Pagelle. Coming Soon, quelle degli azzurri, ovviamente.
Q come Quintetto ideale del torneo. Sergio Rodriguez, Pau Gasol, Jonas Valanciunas, Jonas Maciulis, Nando De Colo. D'accordo con 4 su 5, un delitto lasciar fuori sia Teodosic sia Gallinari (per tacer di Kalnietis) per far posto al francese.
Q come Quintetto ideale del torneo. Sergio Rodriguez, Pau Gasol, Jonas Valanciunas, Jonas Maciulis, Nando De Colo. D'accordo con 4 su 5, un delitto lasciar fuori sia Teodosic sia Gallinari (per tacer di Kalnietis) per far posto al francese.
R come Rio 2016. Non montiamoci la testa. La strada per la qualificazione alle olimpiadi vere e proprie è ancora lunga e densa di insidie (ci giocheremo tre posti con Grecia, Serbia, Francia, Canada e chissà chi altri. Però intanto non ci siamo messi il cuore in pace con un anno di anticipo, e questo è già qualcosa.
S come Sei. Le edizioni consecutive in cui l'Italbasket non centra l'accesso alle semifinali. Questo nonostante siano sei anche i giocatori italiani (Mancinelli, Bargnani, Belinelli, Gallinari, Datome, Gentile) ad aver avuto a che fare, a vario titolo, con la NBA. E sei è anche la posizione occupata dall'Italia alla fine di questo Europeo, la migliore dal 2003 a oggi.
T come Timing. Lo vogliamo dire, che l'aver programmato le due semifinali a 24 ore di distanza l'una dall'altra è stata una fesseria pazzesca? E diciamolo, suvvia. Non a caso, subito dopo la fine dell'Europeo, ecco che arriva l'annuncio da parte della FIBA di una diversa scansione temporale delle partite nella fase finale 2017.
U come Uno solo a rimbalzo offensivo. Azione vista e rivista mille volte in questi europei: tiro dai 5 metri o da tre di uno degli azzurri, un solo giocatore che va a rimbalzo offensivo e gli altri 4 che indietreggiano e si mettono in linea per impedire il contropiede. Ok, è una scelta tattica. Ok, non ha funzionato.
V come Vai fino in fondo! L'esclamazione che ogni allenatore delle giovanili fa al proprio giocatore che guida la transizione. La extended version sarebbe "vai fino in fondo ogni volta che ti è possibile, anche a costo di subire una stoppata ogni tanto". Noi invece abbiamo gestito quasi tutte le transizioni fermandoci sulla linea del tiro da 3 e scegliendo di rigiocarla: perché?
Z come Zona. Non pervenuta, come nella prima settimana. Alla faccia della varietà di soluzioni, insomma.
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