domenica, dicembre 15, 2019

"Ci vuole un'altra vita..."


Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
Mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
Mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un'altra vita.
(Franco Battiato – Un’altra vita)

Ci sono un tot di cose del mondo social che gravita attorno alla NBA - oddio, a dire il vero anche di quello che NON gravita attorno alla NBA, ma qui è di questo che si parla, quindi atteniamoci a questa sfera - che mi innervosiscono almeno quanto al maestro catanese innervosiva la guida in mezzo alle auto, alla gente, ai comportamenti altrui - che stimolano l’antisocialità, è un fatto. In realtà sono molte di più di quelle che andrò qui ad eviscerare, ma diciamo che se ci troviamo in un qualche pub a bere una birra (difficile, non bevo birra, ma vabbè, per capirsi, voi bevete birra e io magari bevo un'altra cosa) e a guardare una partita di basket, se vi attenete a questo vademecum diciamo che ci sono buone probabilità che io non vi faccia la doccia con quello che contiene il mio bicchiere, e magari si possa anche commentare la partita in modo tutto sommato sereno.

1. L’hype immotivato sul giocatore del momento.

Alex Caruso è solo l’ultimo fulgido esempio di giocatore che gode di una stima, un affetto e una fanbase assolutamente immotivata, comportamento questo che ha avuto il suo apice (finora) nei giorni della Linsanity newyorkese. Non fatelo: Alex Caruso non sarà mai Larry Bird. Get over it.  Capisco che creare e condividere dei meme sembri una cosa figa, e di solito all’inizio lo è (quasi) sempre. Ma vi svelo un segreto: se anche la storia funziona, il primo fa riderissimo, il secondo fa ridere, il terzo fa sorridere, tutti quelli dal quarto al decimo fanno sbadigliare e dall’undicesimo in poi hanno già rotto. 



2. Le statistiche avanzate usate come capita.

Allora, è vero, verissimo che l’uso delle statistiche avanzate sia uno dei principali motivi dell’attuale evoluzione della pallacanestro (NBA, ma non solo) con il progressivo aumentare dell’uso del tiro da tre e di schiacciate e layup a fronte di un crollo verticale del tiro dalla media, per tutto un discorso di efficienza dei tiri e una serie di altre considerazioni che fanno slogare le mandibole anche solo a pensarci (believe it or not, ho sbadigliato mentre scrivevo le righe sopra). MA non sono sufficienti ad interpretare una partita di basket da sole. Quindi non usatele senza contestualizzarle: la figura da cialtroni è dietro l’angolo.

3. Commentare “passi” ogni terzo tempo di un giocatore NBA.

Anche qui è un po’ come la Linsanity, la mania per Caruso etc. etc. All’inizio era una cosa simpatica, lo abbiamo fatto tutti pensando che facesse ridere e che quelli fossero effettivamente passi. Dimostrando nell’ordine scarsa fantasia, scarsa conoscenza del passo zero, scarsa voglia di soffermarsi sulla giocata in sé. Parlando dell’NBA, ad esempio, se c’è una cosa che li fa sembrare dei marziani rispetto al resto del mondo è la gestione dell’attacco in transizione e la capacità di gesti atletici sovrumani. Gridare “passi” ogni tre per due, alla lunga, è diventato il corrispettivo dell’invidia del pene di freudiana memoria.

4. Gridare al “sopravvalutato” riferendosi a qualsiasi giocatore.

Anche qui, vale un po’ quanto detto al punto due. Etichettare un supercampione a caso (LeBron, Steph Curry tanto per dirne due) come overrated alla prima partita steccata, non vi fa sembrare degli espertoni di basket. Anzi. Soprattutto quando parliamo di giocatori che gli stessi avversari in NBA rispettano e temono tantissimo. Prendiamo il caso di Carmelo Anthony, per esempio (bentornato a casa, ‘Melo, by the way): da una parte c’è Paul “the truth” Pierce che scrive su TPT che Anthony è il giocatore più difficile da marcare che lui abbia mai incontrato. Dall’altra ci siete voi, che fate 4 su 10 ai tiri liberi, al campetto, in assenza di vento e mentre fate riscaldamento da soli. 



5. Atteggiarsi a profeti (AKA “io ve l’avevo detto”).

L’ansia di sparare giudizi affrettati su quel giocatore o quell’altro dopo aver visto mezza partita, solo per poter segnalare a distanza di tempo quell’unica volta su venti in cui ci avete preso, vi espone al rischio di figure pietose di cui ai punti 2, 3 e 4. Se avessi un euro per ogni volta che qualcuno ha scritto in un commento social che Zion Williamson farà fiasco in NBA, probabilmente sarei in copertina su Forbes. Se poi ne avessi uno anche per tutti quelli che negli anni hanno detto che LeBron James non avrebbe mai vinto un titolo, sarei il proprietario della Silicon Valley con tutti gli annessi e connessi. Anche qui, suggerimento: quello che scrivete, da qualche parte resta. E quello che resta vi espone al pubblico ludibrio.

6. Giustificare i propri idoli, sempre e comunque.

Il vostro giocatore preferito stecca una partita? Pazienza, succede anche ai migliori, è inevitabile. Non c’è bisogno di trovare per forza giustificazioni che non stanno né in cielo né in terra. Siete fan di Harden e vi spara un 2-18 da tre? “Eh ma ieri sera ha mangiato il nighiri, e lui quando mangia il nighiri poi il giorno dopo tira sempre male, si vede che gli resta sullo stomaco, ma che ci volete fare? È così ghiotto di nighiri che bla bla bla. NON CE NE FREGA NIENTE. Ha avuto una serataccia, pazienza, succede. Se non gli getta la croce addosso il suo allenatore, se la stampa specializzata sottolinea la serata storta senza fare drammi, c’è davvero bisogno di giustificazioni al livello “ho fatto i compiti ma il cane mi ha mangiato il quaderno?”

7. "Eh, ma la NBA del passato era TROPPO meglio di quella di oggi.

Grazie. Anch'io ero un'altra persona, più di venti anni fa. Saltavo fino a toccare il tabellone, nei momenti di massima forma anche a toccare il ferro, e adesso avrò un'elevazione di dieci centimetri. La NBA del passato era un'altra cosa, che per certi versi era meglio e per altri peggio, ma se un pregio ha sempre avuto la NBA è stato quello di trovare nuove vie. Se vi manca tanto il palleggio-arresto-tiro di MJ, beh, sappiate che manca tanto anche a me, ma che comunque nella NBA l'obiettivo sommo è trovare il basket più efficace per giungere alla vittoria. Fossilizzarsi su schemi del passato è inutile e dannoso. Ogni stagione cestistica è figlia dei giocatori di cui si dispone. Get over it.

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