domenica, agosto 24, 2008

Pechino 2008: Missione Compiuta?

Cominciamo dalla fine. Gli USA hanno fatto quello che tutti si aspettavano da loro, ovvero hanno vinto le Olimpiadi di basket di Pechino 2008 senza perdere una partita. Dopo il sesto posto ai mondiali casalinghi di Indianapolis nel 2002, e i bronzi ad Atene 2004 e ai mondiali di Saitama due anni fa, gli USA si issano sul tetto del mondo vincendo l'oro olimpico per la tredicesima volta (su diciassette edizioni), rifilando scarti notevoli a tutte le avversarie, eccezion fatta per una finale dove non sono mai riusciti a prendere il largo ma che hanno controllato per la quasi totalità dell'incontro. Un giorno qualcuno ci spiegherà chi è stato il genio che ha pensato di scrivere i nomi in nero sulle divise nere e in bianco sulle divise bianche, ma questi sono dettagli estetici meno che secondari.
Ci sarebbero un paio di "eppure", li diciamo subito così almeno scriviamo il resto senza sassolini nelle scarpe.
Eppure, ci sarebbe piaciuto vedere la gara con l'Argentina giocata con Ginobili, ma ancor di più la finale con la cabina di regia spagnola affidata a Mr. Catering, al secolo José Manuel Calderòn. Eppure, non si può fare a meno di chiedersi se la FIBA o chi per essi stia meditando seriamente di abolire l'infrazione di passi, soprattutto per quanto concerne i passi in partenza, perché non ci sarebbe bisogno di concedere ulteriori vantaggi ai signori che vestono le canotte della USA Basketball.
L'impressione di questo torneo olimpico è stata che questo quasi-dream-team ne avesse a sufficienza per battere chiunque. Abbiamo potuto vedere - vivaddio - un D-Wade tonico, reattivo e soprattutto determinante come non lo si vedeva da, all'incirca, fine maggio 2006. Abbiamo visto un Jason Kidd a meno di mezzo servizio, un Deron Williams meno decisivo in difesa di quanto si sarebbe potuto supporre ma illuminante in attacco. Un Kobe Bryant che ha fatto le cose giuste al momento giusto, per ultima la tripla con quinto fallo di Rudy Fernandez annesso che ha praticamente messo in ghiacciaia la finale. Abbiamo visto un Coach K che una cosa sola ha dovuto fare in tutta l'Olimpiade (e l'ha azzeccata), chiamare un time-out quando la Spagna era rientrata sotto fino al 91-89, e spezzare l'inerzia delle Furie Rosse con un'uscita da time-out con parziale di 7-0 per i suoi.
Abbiamo visto un torneo con pochissime belle partite, su tutte la finale e la sfida tra Argentina e Grecia dei quarti. La Delusione del torneo è sicuramente la Russia campione d'Europa in carica, vincente contro l'Iran e sconfitta da tutte le altre del girone. Sui livelli di sempre la Lituania, per la quinta volta consecutiva fuori alle semifinali, quarta alla fine come nel 2004.
Rispetto a quattro anni fa, confermate tre semifinaliste su quattro (USA, Argentina e Lituania), l'unica novità è la Spagna che sostituisce l'Italia, movimento cestistico che da quell'insperato ed emozionantissimo argento di Atene si è incartato in beghe interne che hanno portato all'affermazione di una nuova generazione di giocatori (su tutti, i tre NBA Bargnani, Belinelli e Gallinari) e a dei risultati inversamente proporzionali al talento espresso, che poi è un po' quello che succede anche ai nostri cugini d'Oltralpe e ai nostri vicini al di là dell'Adriatico (leggasi Serbia, beninteso).
Gli USA sono tornati sul trono, in pompa magna ma senza esagerare, a riprova di quello che ormai da dieci anni a questa parte si era capito: il divario tecnico è diminuito, e pur restando i favoriti di sempre, questa medaglia d'oro se la sono dovuta sudare molto più che in passato. Alcune grandi d'Europa hanno fatto quello che potevano (Grecia, Spagna, Lituania, Germania), altre anche più di quello che si poteva pensare alla vigilia (Croazia), altre infine si leccano le ferite (oltre alle già citate Italia, Francia e Serbia, in questa categoria annoveriamo ovviamente la Russia e la Slovenia).
Ma presto si riparte, la prossima occasione per rifarsi saranno i campionati continentali del 2009, rampa di lancio per i Mondiali che si disputeranno tra due anni in Turchia. L'Italia è partita come peggio non si poteva, perdendo le prime due gare di qualificazione agli Europei per 78-64 contro la Serbia e per 68-64 contro l'Ungheria, non esattamente due superpotenze del basket odierno. Ma tant'è. Non c'erano i tre della NBA, non c'erano gli eroi di Atene 2004, tranne Bulleri che c'era ma non si vedeva. Ma come spesso accade in questo nostro meraviglioso sport, It's never over until it's over.

1 commento:

sasha ha detto...

In generale ancora non credo a tutto 'sto lavoro che Colangelo dice di aver fatto...se questo è il risultato di un processo durato tre anni allora stanno freschi...la verità è che è durissima convincere i veri top-players della Lega a giocare invece che andare in qualche località esotica. Stavolta è bastato il trio Bryant-LBJ-Wade e poco più (CP3 e 'Melo) ma onestamente gente come Kidd, Howard e Bosh è veramente imbarazzante - anche se per motivi differenti: Kidd per età/stato di forma, Howard perchè NON conosce la pallacanestro e vive di prepotenza, Bosh perchè è uno dei più clamorosi mezzi-giocatori della storia - sono convinto che senza la presenza di spirito di Kobe la finale l'avrebbero pure potuta perdere (magari con Calderòn in campo) ma se facessero le selezioni come Dio comanda (tipo KG al posto di Bosh) allora ancora non avrebbero veri rivali. Cmq sono felice per il mio stra-idolo Luis Alberto Scola che ha giocato divinamente.
P.S.: mi spiegate a cosa serve portare - anche giustamente - Prince e poi fargli fare lo spettatore non pagante?!?

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